Un esempio efficace sul significato…dell’esempio!

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Recentemente mi sono imbattuto in un bellissimo video che mi ha fatto molto riflettere.
È la campagna lanciata nel 2006 da NAPCAN, un’organizzazione che si occupa della prevenzione dell’abuso e dell’abbandono dei minori.
Nonostante il video sia un po’ datato, il messaggio che ci trasmette è sicuramente molto attuale.
Nelle immagini che scorrono veloci si susseguono vari aspetti della vita di alcune persone.
Ognuna di loro ha dietro di sé un bambino o una bambina che ripete esattamente ogni movimento fatto dall’adulto.

Un uomo indaffarato e nervoso che attraversa una piazza costantemente attaccato al suo cellulare, una donna che fuma in un luogo chiuso e poi butta la sigaretta per terra, un uomo che beve alcolici e poi getta la lattina vuota in strada.
Le immagini cambiano e si vedono, in rapida successione, una donna che vomita per strada, un’altra che, alla guida della sua macchina, inveisce contro un altro automobilista, un uomo che protesta con rabbia contro il proprietario di una lavanderia che non ha, secondo lui, effettuato un servizio soddisfacente.
E poi ancora: una donna che sfoga la sua rabbia su un telefono pubblico, un uomo che tira violentemente delle pietre contro un cane indifeso che si nasconde nella sua cuccia, una giovane madre nervosa per il pianto del suo neonato che si arrabbia furiosamente, per concludere con le immagini di uomo violento nei confronti della compagna.
Sono tutte immagini forti, accumunate dal fatto che ogni personaggio ha, dietro di sé, una piccola ombra, un futuro adulto.

Lo slogan con il quale si conclude il video è immediato e di forte impatto, pur nella sua semplicità: i bambini vedono, i bambini fanno.

E dopo tante scene piene di aggressività, il video prosegue con immagini 
dal tono completamente diverso. 
Vediamo infatti un semplice atto di gentilezza gratuita: un uomo che aiuta una donna a raccogliere la spesa caduta per terra.

In rete è tutto un proliferare di consigli sulle varie routine delle persone di successo, per quanto poi non sia detto che automaticamente ognuno di noi possa avere gli stessi risultati mettendo in pratica quanto suggerito.
E’ altrettanto vero che numerosi studi sui neuroni a specchio hanno dimostrato quanto noi esseri umani siamo portati, in maniera innata, a imitare i comportamenti degli altri.
È indubbio che nel nostro percorso di crescita impariamo moltissimo per imitazione.
Se un insegnante invita i suoi studenti a parlare piano e a non fare rumore ma lo fa urlando, il risultato finale sarà semplicemente quello di avere ancora più confusione totale.
Così come ci aspettiamo che tutti rispettino le regole del codice della strada ma ci sentiamo legittimati a violarle, andando oltre i limiti di velocità o passando con il rosso, quando abbiamo fretta.

Già in un altro articolo avevo affrontato il discorso relativo all’esempio prendendo come spunto un aneddoto su Gandhi e un bambino col diabete
( https://spiccailvolo.it/gandhi-e-il-bambino-col-diabete/  ).

I bambini ci guardano.
E registrano ogni nostro comportamento.
Per poi fissare i paletti entro i quali potersi muovere.

Ma non vale solo per i bambini.

Lo fa anche chi si trova in un nuovo posto di lavoro e cerca di trarre il massimo insegnamento dalle indicazioni dei colleghi che già svolgono quel lavoro da più tempo.
Così come i nuovi volontari che entrano in un’associazione e cercano di far tesoro dell’esperienza di chi li ha preceduti e che svolge da anni quel tipo di servizio.

Con il passare del tempo è facile dimenticarsi delle regole che hanno sempre costituito la base delle nostre attività.
È molto rischioso e bisogna correre subito ai ripari.
Un esempio?
Pensate a quando, sul lavoro, dopo l’assunzione, si effettua il periodo di formazione iniziale e si ricevono indicazioni su come portare a termine un determinato compito.
A questo primo periodo generalmente segue un affiancamento operativo con un collega esperto che ci guida concretamente per permetterci di fare pratica.
A volte si rimane spiazzati perché, a fronte di regole ben precise recepite nella prima fase, il risvolto pratico viene poi condotto in modi differenti.
“Sì, lo sappiamo che le regole di sicurezza prevedrebbero di chiudere sempre quella porta del magazzino, ma se lo facessimo dovremmo ogni volta fermarci con il muletto, scendere, aprire il portellone, ritornare al muletto e poi passare, etc…Meglio lasciarlo sempre aperto così facciamo prima…” potrebbe essere una spiegazione del nostro tutor sul lavoro.
Anche nel mondo del volontariato la rapidità e la praticità a volte portano a non seguire il giusto vademecum operativo impartito precedentemente.
“Sì, lo so che dovremmo fare quella cosa in base a quanto detto al corso, ma se facciamo così ci mettiamo mezz’ora in più a finire…”
A volte per fretta, a volte per necessità, ci ritroviamo a fare esattamente il contrario di come dovremmo.

Le regole possono cambiare, sulla base delle esperienze che portano a capire come essere più produttivi ed efficaci.
Ma non rispettare le regole per semplice comodità porta alla confusione in chi ci guarda e a cui magari dovremmo insegnare come fare.
Il rischio è che si crei una situazione caotica e non gestibile a livello di gruppo, se le persone che ne fanno parte mettono in atto comportamenti differenti anziché effettuare il servizio con un criterio comune.

Anni fa una compagnia aerea americana, per completare l’addestramento dei piloti più giovani, li metteva in cabina con piloti più anziani ed esperti, con il compito di annotare ogni azione che ritenevano non fosse eseguita correttamente.
Questa procedura non durò molto: i piloti esperti infatti si infastidirono rapidamente di essere messi in cattiva luce per ogni piccolo errore di distrazione, ininfluente sulla condotta dell’aereo ma non esattamente in linea con il protocollo.
Per ovviare a questa situazione di stallo e per poter comunque avere un tutoraggio efficace per i nuovi piloti, la compagnia decise di cambiare le regole per gli affiancamenti operativi, invitando i piloti esperti a fare volutamente qualche piccolo errore, che i giovani e inesperti piloti avrebbero
dovuto rilevare e annotare.
La situazione migliorò immediatamente perché, anche di fronte a un errore banale, il pilota esperto aveva la scusa di poter dire di averlo fatto apposta per mettere alla prova il giovane in formazione.

Ogni tanto abbiamo bisogno tutti di metterci alla prova, ritrovando la linea giusta proprio mettendoci a disposizione degli altri. 

“Le parole insegnano, gli esempi trascinano.
Solo i fatti danno credibilità alle parole”.
Sant’Agostino

Abbiamo tutti dei compiti a casa da fare, quotidianamente…essere il miglior esempio possibile per chi ci guarda.

Spicca il volo!
Riccardo


A questo il link il video descritto all’inizio dell’articolo:
https://www.youtube.com/watch?v=jOrGsB4qG_w

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