Ci sono frasi che ci ritornano in mente ogni tanto, e come monito ci ricordano qualcosa di importante. Una di queste, per me, è quella che dà il titolo a questo articolo. Venne pronunciata da Michel Petrucciani, un geniale pianista jazz francese, di origini italiane. Nonostante fosse affetto da una malattia genetica riuscì a diventare un grandissimo interprete e compositore noto in tutto il mondo, prima di spegnersi ancora molto giovane. La frase che ho citato sembra quasi contrastare con la situazione di Petrucciani, una persona fortemente limitata nel fisico ma forse proprio per questo ancora più forte e d’impatto per chi l’ascolta.
Capita spesso di avere difficoltà a trovare un giusto equilibrio nella vita di tutti i giorni. Famiglia, lavoro, interessi personali e anche il volontariato non sono sempre facili da incastrare tutti insieme. La nostra attenzione viene sollecitata da così tante cose che, stanchi di fare i giocolieri con tutte le attività che abbiamo in agenda, ci rifugiamo nelle nostre abitudini senza voler pensare a troppo altro.
Il pericolo, nel rifiutare nuove sfide, è quello di chiuderci in noi stessi e di accorgerci, dopo qualche anno, di aver perso tante opportunità di crescita.
Ognuno di noi ha affrontato nel suo percorso di vita sfide e difficoltà e, pensandoci bene, una delle cose che ci accompagnano quotidianamente, sono i ricordi di queste esperienze passate. Secondo l’intelligenza emotiva, i ricordi sono un valido strumento per esercitare e migliorare la nostra capacità di comprendere e gestire meglio le nostre emozioni quando affrontiamo delle sfide e difficoltà nuove. Come possono i ricordi aiutarci nella vita di tutti i giorni?
Facciamo un esperimento. Pensiamo a uno dei nostri ricordi preferiti: può essere una bella vacanza, un episodio legato alla nostra infanzia, un bel momento col partner o una gioiosa esperienza con gli amici. Prendiamoci qualche momento per ricordare questo episodio nei minimi dettagli. Rendiamolo vivo nella nostra mente. Pensiamo al perché siamo legati a quel momento con tanto trasporto.
Ora ripetiamo lo stesso procedimento ma, questa volta, ripensiamo a una sfida che abbiamo affrontato in passato. Potrebbe ad esempio essere il ricordo di un viaggio complicato, un rifiuto che abbiamo ricevuto o un momento per noi molto imbarazzante. Come per il primo ricordo piacevole, soffermiamoci a pensare la scena nei dettagli e a ricordare cosa abbiamo imparato da quell’episodio.
Confrontando i due momenti ai quali abbiamo ripensato, con il primo ricordo abbiamo provato delle emozioni molto positive, anche se le cose non sono state perfette al 100%. Se, per esempio, abbiamo pensato a un episodio felice della nostra infanzia, può essere che in quel periodo ci siano stati anche momenti più complicati. Se abbiamo pensato a un momento felice col partner, non vuol dire che non abbiamo mai litigato. Ciò nonostante, il ricordo al quale abbiamo pensato era sostanzialmente positivo. Tornando invece alla sfida che abbiamo ricordato, probabilmente avremo rivissuto delle sensazioni negative, ma non solo quelle. È probabile che avremo provato anche sentimenti positivi al ricordo di quella esperienza. Spesso siamo in grado di raccontare ridendoci su un episodio passato che ci ha suscitato imbarazzo o disagio: a distanza di tempo lo vediamo sotto una luce diversa e il ricordo può assumere anche una valenza positiva.
Perché i nostri ricordi vengono immagazzinati nella nostra mente in questo modo? Sostanzialmente per due motivi.
Il primo è definito come “retrospettiva rosea” (detto anche ottimismo retrospettivo o ricordo roseo), un fenomeno psicologico che spinge le persone a giudicare il passato in modo molto più positivo di quanto giudichino il presente e anche di come effettivamente hanno vissuto quel momento quando è avvenuto.
Quando sperimentiamo un evento, abbiamo pensieri positivi e negativi, questi ultimi causati soprattutto dalla nostra mancanza di controllo sulla situazione, che però sono di breve durata rispetto a quelli positivi; col passare del tempo chi li ha vissuti tende a dimenticare più rapidamente gli aspetti negativi e a trattenere principalmente la parte del ricordo positivo. Questo pregiudizio cognitivo può distorcere in parte la reale esperienza ma ha anche il compito, molto utile, di aiutare a superare più facilmente gli eventi negativi e aumentare il senso di benessere.
Il secondo motivo è che stiamo viaggiando nel tempo! Non fisicamente, ma con la mente. Si parla, in questo caso, di memoria episodica: come esseri umani abbiamo la capacità di ricostruire mentalmente gli eventi che abbiamo vissuto nel passato, rivivendoli non solo come si sono verificati ma come li abbiamo vissuti con tutti i nostri sensi e, soprattutto, con le nostre emozioni, arricchendo così il ricordo in maniera molto più profonda.
Cosa possiamo imparare da tutto questo? Capita a tutti di “scottarsi” con alcune esperienze e di scegliere di restare buoni in un angolo per evitare di soffrire ancora.
Il passaggio in avanti che vale la pena di fare è capire che ogni volta che proviamo delle cose nuove, stiamo imparando e crescendo, stiamo investendo su noi stessi e sul deposito dei nostri ricordi. L’investimento in futuro ci porterà molto più di quello che possiamo vedere nel momento presente. Più cose sperimentiamo, più ricordi avremo e più esperienze da cui trarre comunque un aspetto positivo da cui imparare e, di conseguenza, ricordi positivi che ci faranno stare bene e ci insegneranno molto, soprattutto dalle sfide che avremo affrontato, indipendentemente dal fatto che l’esito sia stato quello atteso.
Ne vale sempre la pena. L’unico errore è stare fermi senza fare nulla.
Spicca il volo! Riccardo
PS: mi piace pensare che il ricordo bello a cui hai pensato possa essere accompagnato dalla splendida musica di Michel Petrucciani in sottofondo. Se vuoi provare, la puoi trovare a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=lUxQLU_eqfU