L’importanza di saper dire di no, anche nel mondo del volontariato

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Articoli

Avete presente quando in aereo, prima del decollo, le hostess e gli steward cominciano il loro solito “balletto” per illustrare le procedure di sicurezza alle quali attenersi in caso di pericolo?
Tra le indicazioni che forniscono c’è quella da seguire in caso di problemi legati alla pressurizzazione, eventualità nella quale un sistema automatico di rilevamento delle condizioni dell’aria all’interno dell’aeroplano fa aprire i pannelli sopra i posti a sedere.
Dopo aver spiegato dove si trova la mascherina e come indossarla, gli operatori di volo sottolineano sempre che, anche nel caso aveste di fianco a voi dei bambini o delle persone a voi care, prima dovete indossare voi la mascherina e solo in un secondo momento pensare agli altri.
È controintuitivo per alcune persone, soprattutto per quelle che vorrebbero prodigarsi per aiutare gli altri prima di prendersi cura di sé.
È facile immaginare che in una situazione di emergenza un genitore cercherebbe di fare tutto il possibile e anche di più per aiutare il proprio figlio, così come un adulto per aiutare un genitore anziano.
Però, i fatti dimostrano che agendo così non solo non si è di aiuto all’altro ma, addirittura, si rischia di perdere conoscenza dopo pochi secondi, con l’unico risultato finale di non aver aiutato proprio nessuno, neanche se stessi.

Quindi la procedura corretta è: prima metto la mascherina a me stesso e solo in un secondo momento mi prendo cura degli altri dando il mio aiuto.

Ogni volta che mi capita di prendere un aereo oppure penso a queste procedure di sicurezza prima del decollo di un volo, non posso fare a meno di pensare a quanto questo consiglio sia valido in numerose altre occasioni, ANCHE NEL VOLONTARIATO.

Ci sono persone che entrano in un’associazione di volontariato e rimangono subito talmente coinvolte da immolarsi, letteralmente: l’associazione richiede un determinato numero di ore di servizio da fare in un anno? Loro ne vogliono fare come minimo il triplo.
Per esperienza, dopo una partenza bruciante queste persone rischiano di “scoppiare”!
Molto meglio partire piano e vivere il volontariato come una lunga passeggiata da fare insieme agli altri volontari, piuttosto che scattare come uno sprinter in una gara di 100 metri piani e avere subito il fiatone.

Valga il classico proverbio: Chi va piano, va sano e lontano!

Torniamo all’esempio dell’aereo: prendersi cura di sé non significa essere egoisti, se ci permette di gestire al meglio le energie da dedicare agli altri.
Essere altruisti non significa sacrificarsi a rinunciare a se stessi per prendersi cura degli altri.

Non fare ogni cosa per aiutare un altro non ci rende delle persone cattive, insensibili e indifferenti alle sofferenze altrui.
Vari sono i modi per intervenire: fare volontariato, ad esempio, oppure fare delle donazioni alle organizzazioni che si occupano di quel determinato problema.
Così come non dobbiamo additare come menefreghiste le persone che pensano che dovrebbero essere lo Stato o un ente pubblico a occuparsi ad esempio di assistenza, quale che sia il settore specifico di intervento.
Sono tutte differenti sensibilità che possiamo trovare nella nostra società.

Non sei un supereroe se fai volontariato: fai volontariato ed è una cosa magnifica, ma non sei un supereroe.
Così come non sei un egoista se non lo fai: semplicemente, conduci una vita che magari non ti permette materialmente di farlo, oppure non senti questa spinta dentro di te. Questo non fa di te un insensibile.

Allargo il raggio d’azione per definire meglio questo equilibrio tra egoismo e altruismo.

Mi hanno fatto notare anni fa che anche quando diciamo “Ti amo” a una persona c’è una parte di noi che è un po’ egoista.

Siamo convinti che sia la frase più altruista possibile e invece, proprio quando abbiamo appena pronunciato quelle due parole così importanti, scatta in noi un invisibile cronometro interno che ci fa trepidare, perché in realtà vogliamo sentirci rispondere: “Anche io”.
Come se il nostro amore tanto romanticamente dichiarato fosse in realtà sub iudice e in attesa di essere certificato solo con una risposta coerente da parte del partner che manifesta lo stesso sentimento.
Ma se davvero amiamo l’altro/a e vogliamo il meglio per lui/lei, dovremmo anche accettare che possa non corrispondere il nostro amore e che abbia preso la decisione che la rende più felice, anche se ci fa soffrire.
(Ok, non dico che sia facile e che dobbiamo vivere con una calma zen in ogni aspetto della nostra vita… Ma è un esempio per capire come altruismo e egoismo debbano necessariamente trovare un punto di equilibrio).

Non siamo egoisti quando diciamo di no.

Questo è un concetto con il quale dobbiamo confrontarci e farci un esame di coscienza.

Pensate a un esempio di per sé banale ma che ci aiuta a fotografare bene il punto.
Un vostro amico deve andare in aeroporto per prendere un volo e vi chiede se potete accompagnarlo.
Voi siete oberati di impegni lavorativi, preoccupazioni familiari e mille altre incombenze che non vi lasciano un minuto libero ma alla fine vi ritrovate a dirgli di sì.
Salvo poi lamentarvi e chiedervi perché abbia chiesto proprio a voi.
Davvero non lo sapete?
Ve lo dico io:
il vostro amico chiede a voi perché sa già che gli direte di sì!
E se ci pensate è una strategia tutt’altro che sciocca…
Se dovete chiedere un favore a qualcuno voi da chi andreste?
Da una persona chi sicuramente vi dirà di sì oppure da una che potrebbe dirvi di no?
La prima sicuramente, e risolviamo il problema.

Generalmente poi, per nascondere il disagio che proviamo quando ci rendiamo conto di aver preso un impegno che incasinerà ancora di più la nostra agenda, ci giustifichiamo dicendoci: “Se non ci fossi io…”
E invece, sapete qual è la verità? Se non lo aiutate voi, il vostro amico chiederà a qualcun altro, prenderà un taxi, un pullman o troverà altre soluzioni al suo problema.

Voi non siete cattivi né egoisti se dite di no, quando il no è motivato!

Tornando al mondo del volontariato è importante trovare il nostro equilibrio, incastrando l’attività di volontariato con tutti gli altri aspetti della nostra vita: famiglia, lavoro, amicizie, altre nostre passioni.

Quale è la misura giusta di questo equilibrio?
Lo dovrai capire tu…

Ma se arrivi in affanno a fare anche solo una cosa legata a una sfera importante della tua vita forse è il sintomo che devi fermarti e riflettere a cosa vuoi dare priorità, imparando anche a dire dei no.

Spicca il volo!
Riccardo

Se ti è piaciuto condividi!