
Abbiamo tutti in mente la figura di un leader carismatico, che è stato per noi fonte di ispirazione.
Alcuni, magari, hanno avuto la fortuna di avere una docente che, con il suo modo di fare coinvolgente, li ha fatti appassionare a una materia che li ha guidati nella scelta del loro cammino lavorativo.
Oppure può essere stata una figura familiare a plasmare la loro idea di leadership, oppure un superiore al lavoro.
Ognuno ha una sua idea, quando pensa alla figura del leader, e queste immagini possono anche far scattare forti contrasti: il politico che incontra il favore di una persona può essere visto in modo diametralmente opposto da un’altra.
Quale che sia il modello di leader che vi ispira, le cose si complicano quando ci troviamo in prima persona nella posizione di leader. Può capitare in famiglia, quando dobbiamo prendere decisioni per i nostri cari, e al lavoro dove, con l’avanzamento di carriera, aumentano le responsabilità verso i colleghi che vanno coordinati e guidati verso un obiettivo.
Capita anche nel mondo del volontariato.
Anche se vige l’eguaglianza fra i soci, è inevitabile che anche in un’associazione ci siano delle persone che assumano la responsabilità di guidare il gruppo: formalmente, entrando nel consiglio direttivo (ad esempio come presidente o segretario) o in modo informale, trasmettendo ai nuovi arrivati le prassi per svolgere le attività e mettendo al loro servizio la propria esperienza.
A questo punto viene spontaneo chiedersi: ma leader…si nasce o si diventa?
È una caratteristica innata oppure un’abilità che si può affinare e padroneggiare?
E in questo caso, come si fa a imparare?
Vi propongo alcuni spunti di riflessione, frutto della mia esperienza nella gestione di gruppi e nei corsi di formazione che ho tenuto per più di vent’anni.
Ho iniziato l’articolo facendo riferimento alle figure positive di leader che abbiamo incontrato o studiato, nel caso siano di epoche precedenti.
Basandoci sulla nostra esperienza e pensando a figure storiche, abbiamo ben chiaro anche cosa non debba fare un leader.
Cosa fanno i leader quando si rendono conto di non essere all’altezza?
Alcuni prendono decisioni sagge, come quella di farsi aiutare per migliorare.
Per farlo, ci vuole umiltà: ma tutti i leader lo sono.
Alcuni, quindi, imparano nel modo più duro: sbagliando.
Errore dopo errore, si costruiscono un’esperienza nel fronteggiare gli ostacoli.
Non tutti, però, fanno tesoro dei propri sbagli: così gli errori si accumulano plasmando un’incompetenza tossica.
Molto spesso, leader incompetenti riescono ad avere successo cavalcando altri aspetti che non riguardano precisamente il nucleo centrale di quello che dovrebbero fare.
Capitani d’industria, leader politici, personaggi del mondo dello spettacolo che hanno avuto successo a prescindere dal loro valore effettivo nel loro campo.
Sono i leader tossici.
La leadership tossica di solito inizia come leadership vaneggiante.
La persona che si pone in questo modo attira su di sé l’adorazione di chi lo appoggia e in modo altrettanto netto respinge chi lo odia.
Sono quelle persone che canalizzano simpatie e antipatie.
Quando si arriva a una situazione del genere, è sempre più difficile distinguere tra la valutazione obiettiva di quanto fa il leader e la simpatia che abbiamo per la persona.
Chi valuta positivamente e prova simpatia per il leader sarà più propenso a seguirlo e ad appoggiarlo.
Chi, invece, la pensa all’opposto, sarà sempre scettico e cercherà l’errore in ogni sua mossa.
Così facendo, siamo lontani dal valutare in modo obiettivo il suo operato, perché lasciamo che i pregiudizi costruiscano l’impalcatura del nostro sostegno o mancato appoggio.
Esempi ne abbiamo, in ogni contesto, anche nel volontariato.
Ho parlato di “leadership vaneggiante” perché non va confusa con il termine visionario.
I leader visionari hanno il dono di immaginare il futuro prima che il gruppo ci arrivi e di adoperarsi per costruirlo.
Ben vengano leader visionari che indicano scenari diversi da quelli attuali: non è detto, però, che siano anche validi amministratori o che sappiano gestire ogni aspetti necessario al gruppo.
Così come non è detto che chi gestisce le finanze di un’azienda sia la persona migliore per guidarla.
Tra gli errori che un leader può commettere ci sono voler fate tutto da solo e, soprattutto, iniziare tante cose senza concluderne alcuna.
Accentrare su un’unica persona le responsabilità non è sano per un gruppo.
Spesso il leader accentratore si giustifica affermando: “Se non le faccio io le cose, non le fa nessun altro!”
Può anche essere vero… Ma non fa che dimostrare che c’è qualcosa che non va, nel gruppo, e non distribuire le responsabilità non migliora la situazione.
Attenzione, inoltre a non confondere la leadership con le posizioni di potere.
In un gruppo, anche in un’associazione di volontariato, non è detto che il leader debba essere unico e, nello specifico, chi ricopre l’incarico del presidente: altre figure possono essere riconosciute come leader dal gruppo a prescindere da un ruolo istituzionale.
Un altro errore nel quale il leader può incorrere sopravvalutare la propria capacità di riconoscere i talenti, che lo porta a circondarsi di persone, magari in gamba, ma che finiscono per essere visti come “la cricca del capo”.
Il rischio è che si presti attenzione solo chi fa parte del cerchio ristretto di persone vicine al leader.
È uno dei problemi più comuni nei gruppi e fonte di conflitti e stress.
Nella mia esperienza, non c’è una “ricetta” per impedire che si verifichi una situazione di questo tipo: sicuramente, però, aiuta la capacità di mettersi sempre tutti in discussione e di stimolare un confronto attivo.
E allora: leader si nasce o si diventa?
Secondo me, entrambe le cose.
Si possono avere delle innate doti di leadership, così come ci si può allenare e migliorare molto sotto questo aspetto.
Comunque la si voglia vedere, però la voglia di crescere vince sul talento innato.
Così come uno sportivo dotato che si affidi solo al suo talento sarà alla lunga sconfitto da un altro ossessionato e che si allena in continuazione, anche la leadership può essere affinata e perfezionata.
Sempre avendo ben chiaro l’obiettivo da raggiungere e cercando di migliorarsi per aiutare per aiutare gli altri.
Spicca il volo!
Riccardo