Ne convengo, il titolo di questo articolo è estremamente ambizioso…passo subito a una domanda diretta: “Ma tu…sei felice?”
Non so se ti ho messo in crisi, lo scopo della domanda non era quello. Comunque sia, non cominciare a strabuzzare gli occhi e andiamo per gradi.
La felicità: tutti la inseguiamo e, mediamente, tutti ci confrontiamo con modelli che spesso ci portano alla conclusione che siamo meno soddisfatti del livello che vorremmo avere. Generalmente ci riteniamo veramente soddisfatti quando abbiamo la capacità di saper apprezzare quello che abbiamo, senza arrabbiarci per quello che invece non abbiamo. A parità di situazioni, sapersi indirizzare in una direzione oppure nell’altra già ci fa vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Ma è una consapevolezza che in pochi raggiungono e, quando ci riescono, sono comunque a rischio di ricaduta nel pessimismo. Indubbiamente ci sono degli aspetti caratteriali di ciascuno di noi da considerare ma, a conti fatti, la ricerca della felicità vede coinvolti tutti.
Cosa ci rende veramente felici? Quand’è che possiamo dirci oggettivamente felici? Siamo costantemente e, letteralmente, immersi in un mondo in cui tutto va a una velocità pazzesca. Gli strumenti tecnologici che hanno velocizzato moltissimo alcune nostre normali operazioni, nel lavoro come nel quotidiano, hanno avuto anche la conseguenza di portarci a fare moltissime cose in più. La scienza non ha ahimè portato un aumento delle ore giornaliere a disposizione e quindi la sensazione di essere il criceto che corre velocissimo sulla sua ruota ma in realtà è sempre nello stesso punto la proviamo un po’ tutti: la sua corsa si rivela essere fine a se stessa e i progressi non sono quelli sperati.
Le preoccupazioni che abbiamo ci generano un’ansia, che poi ci porta a vivere molte giornate sotto stress. E la felicità, come una chimera, si allontana.
Ma per aiutarci tutti, quasi un secolo fa, Bertrand Russell, matematico e filosofo, morto nel 1970 quasi centenario e autore di moltissimi testi, aveva già svelato il segreto della felicità. E per farlo gli bastò una frase. La cosa incredibile è che la scienza moderna conferma quanto da lui detto.
“Il segreto della felicità è questo: fai in modo che i tuoi interessi siano il più possibile numerosi e che le tue reazioni alle cose e le persone che ti interessano siano, per quanto possibile, amichevoli piuttosto che ostili.”
I concetti a sostegno della frase ed espressi dall’autore nel suo libro “La conquista della felicità” sono tutti all’insegna della semplicità, come semplici sono le cose indispensabili per essere veramente felici, e determinate da ogni singolo individuo secondo il suo profondo desiderio e non dettati da gusti e suggerimenti altrui. E tanto più vari saranno i nostri interessi, meno saremo in balia del destino, potendo ripiegare su un altro interesse qualora uno di questi dovesse venire meno per qualsiasi ragione.
In quest’ultimo passaggio mi ci ritrovo molto: ho sempre guardato con stupore le persone che investivano una loro passione del 100% delle loro attenzioni, in maniera totalizzante rispetto agli altri aspetti della loro vita, per poi rimanere in stato di apparente catalessi una volta passata la boria iniziale per quella determinata cosa e mettendoci molto tempo a ritrovare un proprio equilibrio, vista la situazione di vuoto e stallo conseguente all’esaurimento di ciò che prima li aveva così tanto appassionati.
Bertrand Russell spiega come noi esseri umani siamo molto piccoli se paragonati alla vastità del mondo e inoltre non riusciremo mai ad avere il tempo necessario per fare tutto ciò che desideriamo nei nostri limitati anni di vita. Questa realtà ci può portare alla delusione se cerchiamo di contrastarla, non capendo che è come una battaglia contro i mulini a vento. Se invece la accettiamo e ci dedichiamo agli interessi e alle cose che ci affascinano, quali che siano, senza però perdersi nell’esplorarle minuziosamente, ne otteniamo il beneficio che cerchiamo: così facendo, riusciamo secondo Russell a sfuggire ai limiti del tempo e a gioire del momento presente.
Quindi, dedichiamoci a imparare e a gioire delle nostre passioni nel momento presente, utilizzandole per attivare una sorta di flusso, come un allenamento costante nel quale la ricerca della felicità porta essa stessa la felicità.
Il suo suggerimento è di per sé piuttosto semplice ma, come detto prima, è confermato dalla scienza moderna. Infatti, secondo gli scienziati, l’apertura mentale verso l’apprendimento consigliata da Russell è alla base per un rallentamento dell’invecchiamento mentale. Più siamo aperti a nuove esperienze, più manteniamo giovane la nostra mente. Se poi da una iniziale apertura e relativa curiosità verso una determinata cosa, si sviluppa un hobby o una passione, ancora meglio.
Sono numerosi gli studi scientifici che attestano come interessi differenti fortifichino la nostra autostima e la percezione che abbiamo di noi stessi, aiutandoci a riconoscerci non solo come un figlio oppure un genitore, coniuge o lavoratore ma anche come volontario di un’associazione, amante della buona cucina e della musica jazz, nonché sportivo amatoriale, giusto per fare alcuni esempi.
La molteplicità di interessi, e di ruoli nei quali ci possiamo riconoscere, è estremamente importante, soprattutto quando uno di questi subisce una battuta d’arresto. Se sono arrabbiato per la situazione lavorativa, in quel determinato giorno potrei riuscire a distrarmi con della buona musica o divertendomi con la mia passione sportiva per risollevarmi il morale, così come in altri giorni potrei invece trarre soddisfazioni dai miei compiti lavorativi per compensare un allenamento sportivo di cui non sono soddisfatto.
A livello fisico, le passioni e gli interessi non sono importanti solo perché ci consentono di abbattere i livelli di stress ma anche perché generano e stimolano questo stato di flusso. Come quando ci sembra di perdere la cognizione del tempo perché immersi in qualcosa che ci dà una sensazione di soddisfazione, non necessariamente gioia, ma una gratificazione perché riusciamo a completare un compito.
Gli psicologi concordano nel definire questo stato di flusso estremamente importante per la felicità perché, essendo immersi nel presente, non ci sentiamo afflitti dal passato né preoccupati dal futuro.
Quindi Bertrand Russell, con il successivo supporto della scienza moderna, ci invita a esplorare il mondo che ci circonda animati da una sana curiosità, abbracciando interessi vari e sviluppando le nostre identità personali traendone forza e soddisfazione con il giusto equilibrio.
Una ricetta definitiva per la felicità non esiste, così come non possiamo eliminare lo stress completamente dalle nostre vite, in perenne evoluzione.
Forse il vero segreto per la felicita è scoprire che è questa la fortuna.