La Regola dei 10 minuti: perché chi ascolta si annoia e come evitarlo

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Le persone hanno una soglia di attenzione estremamente bassa.
E col passare degli anni la situazione sta peggiorando.
Siamo quotidianamente così tanto bersagliati da dati di ogni tipo che il nostro cervello, per difendersi, stacca la spina.
Questo porta a volte ad annoiarsi di fronte alle sollecitazioni che ci vengono proposte, perdendoci anche pezzi importanti di informazioni, soprattutto durante le riunioni.

Quanto ci mettiamo mediamente a perdere interesse?
Quando scatta il primo sbadiglio di fronte a una presentazione che stiamo seguendo (o subendo, a seconda dei casi…)?

La cosa diventa importante, soprattutto se siamo noi quelli che devono parlare e non vogliamo farlo davanti a persone addormentate dalle nostre parole!

Un gruppo di ricercatori finlandesi ha studiato circa 400 riunioni di lavoro da remoto dimostrando che le persone collegate entravano in una zona di torpore e noia (alcuni quasi addormentati) dopo 10 minuti di tempo dall’inizio dell’incontro (ok, avendo fissato ora il limite temporale dell’attenzione, mi devo sbrigare a farvi concludere la lettura di questo articolo prima di quella soglia!).

L’indicazione dei 10 minuti come limite massimo per l’attenzione è stata il frutto dell’abbinamento di un test cartaceo nel quale i partecipanti dovevano mettere delle crocette segnalando le proprie sensazioni e aggiungendo una rilevazione scientifica fatta con dispositivi che misuravano la frequenza cardiaca delle persone che avevano scelto di sottoporsi al test, incastrando poi questi dati scientifici con quelli della prima valutazione.

Questo studio ha confermato quanto già riportato dal Dr. Medina, professore di biologia dell’Università di Washington, che aveva affermato anni fa, dopo degli studi sui propri studenti, che dopo 9 minuti e 59 secondi l’attenzione del pubblico, se non stimolata diversamente, precipita inesorabilmente quasi allo zero assoluto.

Individuato il limite oltre il quale è molto pericoloso andare se non si vuole parlare a un pubblico pressoché catatonico e ormai disinteressato al nostro discorso, la situazione diventa problematica visto che la stragrande maggioranza di spiegazioni e presentazioni superano la soglia dei dieci minuti.

Come possiamo fare per evitare di perdere l’attenzione di chi ci ascolta?

Una delle prime cose da fare è progettare delle pause cerebrali, permettendo al cervello di chi ascolta di avere il tempo di ritrovare una connessione.

I ricercatori finlandesi infatti, analizzando sui loro monitor i dati delle rilevazioni cardiache dei partecipanti alle riunioni oggetto di studio, hanno scoperto che le persone non tendevano ad addormentarsi perché non avevano riposato sufficientemente nella notte precedente.
Tendevano ad avvicinarsi allo stato di sonno perché non coinvolti e annoiati da quello che ascoltavano.

Tale processo viene chiamato dagli studiosi “sottocarico di stimolazione”.

Vale a dire che in una presentazione le persone hanno bisogno di una pausa non per riposarsi ma per impegnarsi successivamente di più.
Queste pause per coinvolgere nuovamente le persone che ascoltano possono essere varie, e proprio proponendone di differenti il risultato può essere migliore.

Tra queste, ad esempio, si può interrompere il flusso delle informazioni che si passano proponendo un’attività diversa come un sondaggio interattivo, un breve video, un esercizio di gruppo o semplicemente una domanda aperta.

Un altro consiglio è quello di variare i formati proposti, alternando i contenuti visivi (slide, immagini, video) con quelli audio (narrazione, musica).

Coinvolgere più sensi è un sistema valido per mantenere alta l’attenzione.
Ma anche semplicemente evitare di fare un lunghissimo monologo può portare a spezzare il minutaggio di inattività che porta a perdere l’attenzione delle persone e si può fare coinvolgendo il pubblico ponendo delle domande, organizzando delle discussioni sull’argomento proposto e invitando i partecipanti a condividere le loro esperienze.

Se la presentazione viene fatta in un lasso di tempo più lungo, è importante evitare che le persone restino sedute troppo a lungo, quindi farle alzare e magari dividersi in gruppi per continuare il lavoro con modalità differenti può essere un valido strumento.

Gli stessi consigli sono validi anche per riunioni da remoto, trovando sistemi coinvolgenti per giustificare un minimo movimento fisico o, nel caso non ci si riesca, stimolando le persone a partecipare scrivendo qualcosa nella chat relativa.
I contenuti che passiamo rimangono maggiormente impressi e risvegliano l’attenzione degli uditori quando sono delle storie, soprattutto se personali, ancora di più se raccontate con umorismo.

Il “come” raccontiamo le cose è altrettanto importante del “cosa” raccontiamo.

L’uso della voce in questo senso è importantissimo.
Se in una presentazione si alternano a parlare più persone e come se quando un altro inizia a parlare si iniziasse una nuova presentazione, riavvolgendo il nastro dell’attenzione di chi ascolta.

Per lo stesso ragionamento, variare il tono della voce può far ripartire da zero il minutaggio della soglia di attenzione.
Pensate ad esempio agli insegnanti che avete avuto nel vostro percorso di studi: non tutti catturavano la vostra attenzione nello stesso modo e alcuni erano sicuramente più appassionanti di altri, anche per come spiegavano le cose, al di là di quale fosse la loro materia.

Un punto fondamentale è quello di dividere la presentazione o discorso che dobbiamo fare in parti più brevi, restando sotto i dieci minuti per ognuno, e collegandoli con i suggerimenti indicati sopra, quindi con delle adeguate pause cerebrali per consentire a chi ascolta di non perdere né l’interesse per quello di cui state parlando né l’attenzione.

Come tutte le cose, per alcuni sarà necessario un po’ di allenamento prima di padroneggiare questi strumenti.
La cosa molto utile secondo me è che li possiamo adottare anche quando ci troviamo nel ruolo di uditore, concedendoci la possibilità di rimanere più vigili e attenti quando ascoltiamo gli altri per delle riunioni o incontri di una certa durata.

Spicca il volo!
Riccardo

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