
Avete presente quando discutete con una persona e questa pontifica su un argomento del quale è palese che non ne capisce nulla mentre voi lo conoscete bene e riportate dati oggettivi? E, ciononostante, il vostro interlocutore continua a raccontarvela mettendosi su un piedistallo e autoproclamandosi depositario della verità assoluta?
Il nostro è un Paese di 60 milioni di persone, con 60 milioni di commissari tecnici della nazionale che criticano invece l’unico che ricopre veramente il ruolo o che lo lodano nel caso, vincendo, abbia esattamente messo in pratica quello che pensano loro.
L’esempio è valido per molti altri settori: chi non ha un’amica che dispensa consigli di vita in base alla sua esperienza personale, certa che siano validi anche per il resto del mondo? A chi non è capitato di assistere alle dissertazioni politiche di una persona, al bar, che vi spiega i retroscena della politica internazionale dal dopoguerra a oggi?
O chi non conosce qualcuno che non riesce a mettere da parte nulla, si è fatto truffare con il gioco delle tre carte in stazione ma sostiene di sapere cosa dovrebbe fare il Governo per uscire dalla crisi economica!
La stragrande maggioranza di noi è convinta di essere un guidatore capace e che siano gli altri a costituire un pericolo oppure un intralcio per una circolazione più fluida.
Siamo tutti bravissimi a parlare, anche quando non conosciamo davvero bene l’argomento in questione.
Vi racconto un episodio realmente accaduto a Pittsburgh nel 1995 a un uomo di nome Wheeler McArthur, di professione ladro…improvvisato.
Wheeler McArthur si trova a casa di un amico, il quale, per impressionarlo, gli propone un banale trucchetto magico. Dopo aver preparato una penna nella quale ha inserito del succo di limone al posto del normale inchiostro, comincia a scrivere qualcosa.
Nessuna scritta appare sul foglio, dal momento che il succo non è visibile a occhio nudo, ma, avvicinando il foglio a una candela, ecco comparire la scritta.
È l’effetto di una reazione che tutti noi conosciamo e con la quale abbiamo giocato da bambini.
Il povero Wheeler McArthur rimane molto colpito e l’amico, come ogni buon mago che si rispetti, si guarda bene dal rivelare il trucco.
Wheeler è così impressionato dall’esperimento che comincia a pensare a come potrebbe usarla a suo vantaggio.
E’ talmente sicuro dei suoi ragionamenti che si convince di aver trovato la ricetta per l’invisibilità.
Torna a casa in preda all’eccitazione, si cosparge il viso di succo di limone e decide di farsi una fotografia per validare la sua tesi.
Smartphone e selfie non esistevano ancora, quindi prende una macchina fotografica, punta l’obiettivo verso se stesso ma è talmente inetto che sbaglia inquadratura e scatta inquadrando il soffitto, anziché il suo viso.
Corre dal fotografo per farsi stampare la foto e, a casa le guarda tutto soddisfatto, convinto di aver dimostrato la sua teoria: non vedendosi nell’immagine e non essendosi reso conto di aver fotografato il soffitto anziché se stesso, si convince che il succo di limone sparso sul viso lo abbia reso invisibile!
Decide di passare all’azione: si presenta in banca armato di pistola, si fa consegnare una borsa di banconote dagli impiegati, stupiti dalla spavalderia di un ladro in azione a volto scoperto; tutto contento, decide di sfruttare il momento propizio andando a rapinare una seconda banca.
Fatti i due colpi, torna a casa trionfante. Sta ancora festeggiando con una birra davanti alla tv quando la polizia bussa alla sua porta, essendo riuscita a risalire all’identità del ladro in pochissimo tempo, visto che non si era coperto il volto.
Wheeler McArthur è basito, non riesce proprio a capire come abbiano fatto a riconoscerlo e ad arrestarlo in così poco tempo. Ancora più stupiti sono i poliziotti nel sentire la spiegazione fornita dal colpevole reo confesso, tanto che lo sottopongono a test antidroga reputando impensabile che un uomo adulto possa realmente credere che il succo di limone lo renda invisibile.
I test antidroga risultano negativi e le forze dell’ordine riportano nei loro verbali la versione di Wheeler McArthur, dal succo di limone sul viso alla foto che proverebbe la sua invisibilità, fino ai furti a volto scoperto.
Due ricercatori della Cornell University di New York, David Dunning e Justin Kruger, profondamente colpiti da questa storia, decisero di effettuare dei test per capire qualcosa di più sul comportamento di Wheeler.
La loro domanda era: In sostanza, si può dimostrare a uno stupido la sua stupidità?
Sottoposero diverse persone a prove di logica, grammatica inglese e ne testarono anche il senso dell’umorismo.
I risultati dimostrarono che le persone che si ritenevano molto preparate in una determinata materia erano in realtà quelle che ne avevano la conoscenza più limitata. Al contrario, le persone davvero competenti avevano una percezione della propria padronanza della materia inferiore rispetto a quanto effettivamente ne sapevano.
Dunning e Kruger conclusero che le persone più inesperte tendono a sovrastimare le proprie competenze e abilità, a non comprendere quelle di chi è più esperto di loro.
Non hanno coscienza della propria inadeguatezza sull’argomento in questione.
L’effetto Dunning-Kruger viene definito quindi come una distorsione cognitiva nella quale individui poco esperti e poco competenti in un campo tendono a sovrastimare la propria preparazione giudicandola, a torto, superiore alla media (David Dunning, The Dunning–Kruger Effect: On Being Ignorant of One’s Own Ignorance).
Come disse il filosofo e matematico Bertrand Russell:
“Una delle cose più dolorose del nostro tempo è che coloro che hanno certezze sono stupidi, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni”.
In sostanza, per Bertrand Russel, gli stupidi sono molto sicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.
Dunning e Kruger hanno avuto il merito di teorizzare e ampliare questo aforisma alla fine del secolo scorso.
I loro studi sono diventati sempre più conosciuti.
I comportamenti da loro studiati sono proliferati con la diffusione di Internet.
I casi per osservare l’effetto Dunning-Kruger nei i quali ci possiamo imbattere sono effettivamente milioni.
Viviamo in mezzo a un popolo di opinionisti e anche quando è palese che qualcuno non ha alcun titolo per parlare di un certo tema e cerchiamo di esprimere il nostro dissenso, ci tocca pure sentire frasi del tipo “io ho lasciato parlare te, tu ora fai parlare me!”.
Il rischio di cascarci è dietro l’angolo per ognuno di noi.
Come evitare questo pericolo?
Già esserne consapevoli ci pone in una posizione di vantaggio e maggiore attenzione.
Se siamo disponibili ad accogliere le idee altrui e, dopo aver ascoltato una campana diversa dalla nostra, ci apriamo al dubbio e approfondiamo cercando fonti affidabili; se evitiamo di imporre il nostro punto di vista come un dogma assoluto ma lasciamo aperta la porta affinché dal confronto con l’altro possa nascere una nuova conoscenza e consapevolezza, possiamo farcela.
Il paradosso è che abbiamo tanta confusione proprio in un’era in cui tantissime sono le fonti di informazione disponibili.
Avreste pensato che nel 2023 qualcuno potesse essere ci potessero essere persone assolutamente convinte che la terra sia piatta?
Quindi tanta abbondanza ci impone anche di verificare a chi dare credito.
“L’ha detto internet!” oppure “L’ho letto su Facebook” sono frasi che si sentono spesso, dimenticando che i social ragionano per algoritmi e ci ripropongono in continuazione argomenti correlati a quelli che abbiamo cercato una volta. Se effettuo una ricerca sugli unicorni rosa, mi verranno consigliati altri contributi in cui si parla di unicorni rosa ma questo non vuol dire che esistano.
Un piccolo bagno di umiltà, poi, ogni tanto non guasta.
Posso essere competente in un settore ma non ne sarò mai padrone al 100%.
Proprio come un atleta che, anche se ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi, se smette di allenarsi non riuscirà più a ottenere lo stesso risultato, allo stesso è importante impegnarsi a continuare a imparare per ampliare la propria conoscenza.
Inoltre, è meglio fare un passo indietro e fermarsi, ogni tanto, per riconsiderare il tutto, piuttosto che cercare di imporre il nostro punto di vista senza rifletterci su.
Dire “Non lo so” non significa essere ignoranti, se ammettere di non sapere abbastanza è il primo passo per migliorarsi e apprendere sulla base dello stimolo ricevuto da un altro.
L’esempio è valido per molti altri settori: chi non ha un’amica che dispensa consigli di vita in base alla sua esperienza personale, certa che siano validi anche per il resto del mondo? A chi non è capitato di assistere alle dissertazioni politiche di una persona, al bar, che vi spiega i retroscena della politica internazionale dal dopoguerra a oggi?
O chi non conosce qualcuno che non riesce a mettere da parte nulla, si è fatto truffare con il gioco delle tre carte in stazione ma sostiene di sapere cosa dovrebbe fare il Governo per uscire dalla crisi economica!
La stragrande maggioranza di noi è convinta di essere un guidatore capace e che siano gli altri a costituire un pericolo oppure un intralcio per una circolazione più fluida.
Nessuna scritta appare sul foglio, dal momento che il succo non è visibile a occhio nudo, ma, avvicinando il foglio a una candela, ecco comparire la scritta.
È l’effetto di una reazione che tutti noi conosciamo e con la quale abbiamo giocato da bambini.
Wheeler è così impressionato dall’esperimento che comincia a pensare a come potrebbe usarla a suo vantaggio.
E’ talmente sicuro dei suoi ragionamenti che si convince di aver trovato la ricetta per l’invisibilità.
Torna a casa in preda all’eccitazione, si cosparge il viso di succo di limone e decide di farsi una fotografia per validare la sua tesi.
Smartphone e selfie non esistevano ancora, quindi prende una macchina fotografica, punta l’obiettivo verso se stesso ma è talmente inetto che sbaglia inquadratura e scatta inquadrando il soffitto, anziché il suo viso.
Corre dal fotografo per farsi stampare la foto e, a casa le guarda tutto soddisfatto, convinto di aver dimostrato la sua teoria: non vedendosi nell’immagine e non essendosi reso conto di aver fotografato il soffitto anziché se stesso, si convince che il succo di limone sparso sul viso lo abbia reso invisibile!
Fatti i due colpi, torna a casa trionfante. Sta ancora festeggiando con una birra davanti alla tv quando la polizia bussa alla sua porta, essendo riuscita a risalire all’identità del ladro in pochissimo tempo, visto che non si era coperto il volto.
I test antidroga risultano negativi e le forze dell’ordine riportano nei loro verbali la versione di Wheeler McArthur, dal succo di limone sul viso alla foto che proverebbe la sua invisibilità, fino ai furti a volto scoperto.
I risultati dimostrarono che le persone che si ritenevano molto preparate in una determinata materia erano in realtà quelle che ne avevano la conoscenza più limitata. Al contrario, le persone davvero competenti avevano una percezione della propria padronanza della materia inferiore rispetto a quanto effettivamente ne sapevano.
Dunning e Kruger conclusero che le persone più inesperte tendono a sovrastimare le proprie competenze e abilità, a non comprendere quelle di chi è più esperto di loro.
Non hanno coscienza della propria inadeguatezza sull’argomento in questione.
L’effetto Dunning-Kruger viene definito quindi come una distorsione cognitiva nella quale individui poco esperti e poco competenti in un campo tendono a sovrastimare la propria preparazione giudicandola, a torto, superiore alla media (David Dunning, The Dunning–Kruger Effect: On Being Ignorant of One’s Own Ignorance).
Come disse il filosofo e matematico Bertrand Russell:
“Una delle cose più dolorose del nostro tempo è che coloro che hanno certezze sono stupidi, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni”.
In sostanza, per Bertrand Russel, gli stupidi sono molto sicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.
Dunning e Kruger hanno avuto il merito di teorizzare e ampliare questo aforisma alla fine del secolo scorso.
I loro studi sono diventati sempre più conosciuti.
I comportamenti da loro studiati sono proliferati con la diffusione di Internet.
I casi per osservare l’effetto Dunning-Kruger nei i quali ci possiamo imbattere sono effettivamente milioni.
Viviamo in mezzo a un popolo di opinionisti e anche quando è palese che qualcuno non ha alcun titolo per parlare di un certo tema e cerchiamo di esprimere il nostro dissenso, ci tocca pure sentire frasi del tipo “io ho lasciato parlare te, tu ora fai parlare me!”.
Il rischio di cascarci è dietro l’angolo per ognuno di noi.
Come evitare questo pericolo?
Già esserne consapevoli ci pone in una posizione di vantaggio e maggiore attenzione.
Se siamo disponibili ad accogliere le idee altrui e, dopo aver ascoltato una campana diversa dalla nostra, ci apriamo al dubbio e approfondiamo cercando fonti affidabili; se evitiamo di imporre il nostro punto di vista come un dogma assoluto ma lasciamo aperta la porta affinché dal confronto con l’altro possa nascere una nuova conoscenza e consapevolezza, possiamo farcela.
Il paradosso è che abbiamo tanta confusione proprio in un’era in cui tantissime sono le fonti di informazione disponibili.
Avreste pensato che nel 2023 qualcuno potesse essere ci potessero essere persone assolutamente convinte che la terra sia piatta?
Quindi tanta abbondanza ci impone anche di verificare a chi dare credito.
“L’ha detto internet!” oppure “L’ho letto su Facebook” sono frasi che si sentono spesso, dimenticando che i social ragionano per algoritmi e ci ripropongono in continuazione argomenti correlati a quelli che abbiamo cercato una volta. Se effettuo una ricerca sugli unicorni rosa, mi verranno consigliati altri contributi in cui si parla di unicorni rosa ma questo non vuol dire che esistano.
Un piccolo bagno di umiltà, poi, ogni tanto non guasta.
Posso essere competente in un settore ma non ne sarò mai padrone al 100%.
Proprio come un atleta che, anche se ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi, se smette di allenarsi non riuscirà più a ottenere lo stesso risultato, allo stesso è importante impegnarsi a continuare a imparare per ampliare la propria conoscenza.
Inoltre, è meglio fare un passo indietro e fermarsi, ogni tanto, per riconsiderare il tutto, piuttosto che cercare di imporre il nostro punto di vista senza rifletterci su.
Dire “Non lo so” non significa essere ignoranti, se ammettere di non sapere abbastanza è il primo passo per migliorarsi e apprendere sulla base dello stimolo ricevuto da un altro.