Diversi punti di vista

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Nel 1986 il quotidiano britannico The Guardian fece una bellissima campagna pubblicitaria, invitando le persone a riflettere sui diversi punti di vista quando si osserva una determinata situazione.

Il video è in bianco e nero, senza audio se non quello dello speaker che commenta le scene.
Viene inizialmente inquadrato un giovane dai capelli rasati che si trova all’angolo di una via.
L’atmosfera sembra essere quella di una tipica città inglese.
Ogni dettaglio è importante per capire come il flusso di informazioni che arrivano allo spettatore possano instradarlo su un giudizio condizionato, più o meno consapevolmente, dai pregiudizi che ognuno ha.

Essendo gli anni ’80, è molto sentito il problema degli hooligan, vale a dire i gruppi organizzati di tifosi delle squadre inglesi che si rendevano protagonisti di vere e proprie guerriglie urbane con scontri fra tifoserie, spesso molto violenti.
Il fenomeno non era limitato alla sola Inghilterra e riguardava anche molte altre squadre in giro per l’Europa ma il fenomeno esplose e fu contrastato con particolare fermezza dalle autorità inglesi prima di altre, anche per la gravità degli episodi verificatisi in Gran Bretagna o altrove da parte di tifosi inglesi, tanto che alle squadre inglesi fu vietato di partecipare, per alcuni anni, alle competizioni internazionali.

Il ragazzo inquadrato dalle telecamere sembra proprio un hooligan e quindi viene automatico prepararsi a osservare la scena già con questo tipo di informazioni inconsciamente registrate sul soggetto e quindi con tutti i pregiudizi che ne conseguono.

Improvvisamente il ragazzo comincia a correre.
L’assenza di rumori di sottofondo rende l’atmosfera ancora più densa di pathos e di fibrillazione per quello che sta per succedere.

L’inquadratura cambia e il ragazzo viene inquadrato di spalle.
Il ragazzo continua nella sua corsa e una signora che sta osservando la scena sembra quasi scostarsi per non entrare in collisione, appiattendosi contro il muro per evitare di essere travolta.

Il ragazzo raggiunge un distinto ed elegante signore coi baffi, cappotto e cappello che, vendendoselo arrivare addosso a gran velocità, cerca di difendersi e di proteggere la propria valigetta, una classica 24 ore da lavoro.
Il signore si fa scudo con la borsa e cerca di contrastare così la veemenza del ragazzo, che però non demorde, dando vita così a una colluttazione tra i due.

Il contrasto tra i due personaggi è netto.
Abbiamo un ragazzo, che per la pettinatura e per l’abbigliamento ci pare già giudicabile in un certo modo, e un signore di mezza età, che per lo stesso ragionamento e per come si presenta, ci appare come la parte che sta subendo un sopruso da parte dell’altro.

La scena è per tutti chiara: si tratta di un tentativo di furto, il ragazzo vuole rubare la valigetta del signore.

Ma ecco che cambia nuovamente l’inquadratura e lo scenario assume connotazioni completamente differenti.
Vediamo la scena dalla parte opposta e da una posizione più alta, e questo ci consente di notare, sopra le teste dei due protagonisti, quanto avviene dall’altro angolo della strada, quello in cui si trovano ora.
Ci sono dei lavori di ristrutturazione e un carico di mattoni, poco stabile su una piattaforma di legno, sta per cadere addosso al signore distinto.
Solo l’intervento del ragazzo permette di evitare il peggio: riesce a spostarlo sul lato del muro prima che i mattoni crollino a terra e salvandolo così da un sicuro infortunio.
Non è stato un tentativo di furto ma il riuscito salvataggio di una persona da un incidente.

Lo spunto di questa pubblicità è molto significativo e devo dire che numerose volte ho dovuto fare i conti con questo atteggiamento e, ogni volta, ho imparato qualcosa.
Sia che fossi io ad avere pregiudizi sia che, invece, io li abbia dovuti subire.
Ogni volta è stata un’esperienza dalla quale ho cercato di trarre il miglior insegnamento possibile.
In alcune occasioni mi piacerebbe aver avuto più calma e pazienza, dandomi il tempo per osservare il quadro generale senza farmi prendere dalla voglia di risolvere una situazione, senza capire che avevo solo un’inquadratura a disposizione, la mia.

In PNL, Programmazione Neuro Linguistica, si dice che la mappa non è il territorio.
Vale a dire, come vedo io le cose (la mia mappa, quella che io ho disegnato, quindi la mia visione e interpretazione) non sempre corrisponde esattamente a quello che effettivamente è il territorio (la realtà delle cose per come è veramente).

Un evento visto da un determinato punto di vista fornisce un’impressione.
Visto da un altro punto di vista dà un’impressione piuttosto differente.
Ma solo quando hai il quadro completo puoi capire completamente cosa sta succedendo.

In quali episodi nella tua vita hai creduto che la situazione fosse sicuramente stabilita in un determinato modo per poi scoprire, venendo a conoscenza di altri particolari, che le cose non erano come te le eri immaginate?

Al di là del contesto nel quale questi episodi si siano verificati (ad esempio in famiglia, sul mondo del lavoro, nella tua associazione di volontariato o ancora in altre circostanze), è molto probabile che ti abbiano aperto gli occhi su uno scenario più vasto che ti ha aiutato a comprendere meglio quello che stava accadendo.

Spicca il volo!
Riccardo

Ecco il link per vedere il video:
https://www.youtube.com/watch?v=_SsccRkLLzU

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