Conflitto? …Ben venga!

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Partiamo dall’inizio: la parola stessa conflitto genera…conflitto!

Conflitto è una parola che, fin da quando la impariamo da bambini, ci fa subito venire in mente una situazione difficile, scomoda, fonte di preoccupazioni. Per questo, automaticamente, cerchiamo di evitarla.

Quando parliamo di conflitti pensiamo subito a litigi e discussioni e, dal momento che questi generano in noi ansia e preoccupazione, cerchiamo istintivamente di allontanarcene, sia quando il conflitto ci riguarda direttamente sia quando riguarda altri.

I conflitti, però, esistono. Anche se riusciamo per un po’ a evitarli e a schivarli con abilità, in qualche occasione finiamo comunque per trovarci dentro una situazione conflittuale.

Perché i conflitti sono…ovunque!

In famiglia, con gli amici, al lavoro, persino con gli sconosciuti con i quali affrontiamo il traffico cittadino e, naturalmente, anche nelle associazioni di volontariato.

Ebbene sì: nonostante il mondo del volontariato sia visto da occhi esterni come il mondo perfetto dove persone positive si adoperano per fare del bene e per donare il proprio tempo agli altri, anche nelle associazioni si possono verificare delle situazioni conflittuali.

Non voglio smontare il quadro perfetto del volontariato né dipingerlo come un mondo gestito da persone che passano il tempo a litigare, ci mancherebbe, ma anche nelle realtà associative migliori possono nascere dei conflitti.

E va bene così!

Dico sul serio, non è una provocazione!

Il conflitto, infatti, non deve essere visto come la scena apocalittica finale di una litigata tremenda, nella quale i contendenti vengono separati da altri per evitare che si accapiglino (e, per chi lo ha visto, come non pensare al film La guerra dei Roses?) ma bensì come la naturale evoluzione che prendono le cose quando non viene fatto nulla per evitare che capiti.

Immaginatevi di trovarvi in un parco, all’interno del quale potete ammirare un bellissimo giardino.
Quel giardino è il frutto non casuale dello sforzo di abili giardinieri che, quotidianamente, si impegnano per evitare che le erbacce prendano il sopravvento e che la situazione degeneri nel caos totale.

Ogni cosa, per esprimersi al suo massimo potenziale, necessita della cura costante di persone che se ne prendano cura.

Il mondo associativo, e quindi le persone che ne fanno parte, non fanno certo eccezione.

L’impostazione generale è ancora, anche nel volontariato, quella di vedere il conflitto come un ostacolo insormontabile: è molto più facile cambiare direzione o aggirarlo piuttosto che provare a superarlo.
Il rischio che il tutto degeneri in una situazione ancora peggiore è sempre considerato elevatissimo, per cui spesso si preferisce far finta di nulla per non rovinare la quiete (apparente) che il gruppo sembra attraversare.
Meglio, quindi, evitare il problema piuttosto che affrontarlo con il rischio di far nascere altre grane che, a cascata, travolgeranno tutto e tutti.

Senza considerare che l’idea di fondo è che se litighiamo, allora non siamo il bel gruppo che pensavamo di essere.
Il conflitto, poi, molto spesso nasce da tensioni ed emozioni personali che poi crescono, si intrecciano tra loro e con altre problematiche, fino a diventare ingestibili: srotolare una matassa aggrovigliato è molto difficile! Pensate a quando tirate fuori gli auricolari dalla borsa e perdete cinque minuti a srotolare il filo… è molto probabile che l’evoluzione con auricolari bluetooth sia da collegare alla gestione dei conflitti …eh eh eh).

Torno serio, scusate!

Da un banale qui pro quo tra due soci si può arrivare a divisioni profonde nel gruppo, su argomenti importanti per l’associazione. Vi ritrovate in questo esempio?

E quindi, che fare?

Innanzitutto, cominciamo a vedere il conflitto come una dinamica naturale che può capitare tra persone, soprattutto tra persone che hanno a cuore il bene associativo ma, magari, si trovano su posizioni differenti su come raggiungerlo.

Il conflitto può essere anche una grande opportunità, come ogni imprevisto, che all’inizio ci infastidisce e ci preoccupa ma a volte si rivela come una benedizione.
Vi posso assicurare che le cose migliori della mia vita sono accadute in seguito ad avvenimenti che, in un primo momento, mi erano sembrate come le cose peggiori che potessero capitarmi.

Il conflitto può metterci di fronte alla possibilità di trovare una soluzione differente, uscendo dalla zona di comfort.

Quindi non è di per sé il conflitto a essere il problema ma COME lo affrontiamo!

E se sostituiamo alla parola conflitto quella di sano confronto capiremo come il nostro atteggiamento faccia la differenza.

Se tutti, in ogni associazione, si impegnano per agevolare un clima sereno nel quale sia possibile confrontarsi, gli eventuali conflitti saranno considerati semplici divergenze di opinioni, anziché iceberg contro il quale si rischia di sbattere senza possibilità di salvarsi.

Riprendendo il titolo provocatorio di questo articolo: il conflitto, se gestito bene, può rappresentare un’opportunità di miglioramento e una grande occasione di crescita.

Ritornerò prossimamente a trattare l’argomento in altri articoli.

Se siete interessati a imparare come trasformare il conflitto in un’opportunità,
svolgo il mio corso “Prevenire è meglio che…litigare”.
Per saperne di più andate alla pagina Formazione di questo sito per dettagli e info.

Spicca il volo!
Riccardo

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