Cominciamo a sottrarre anziché aggiungere

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La Legge di attrazione è una convinzione spirituale secondo cui pensieri positivi o negativi portano esperienze positive o negative nella vita di una persona.
Il tema è arrivato a un pubblico sempre più vasto nel corso degli ultimi 15 anni, anche grazie al successo editoriale di numerosi libri che hanno diffuso questi concetti.

Il principio alla base della Legge di attrazione, in sintesi, spiega che ognuno attrae ciò che pensa, quindi, in sostanza, afferma che i pensieri plasmano la nostra vita

Emettendo vibrazioni attiriamo vibrazioni in sintonia con noi stessi e con i nostri pensieri.
Ho letto diversi libri su questo tema e il punto che mi è sempre mancato, è il passaggio all’azione.

Oltre a formulare pensieri positivi, devo darmi da fare e mettermi in gioco affinché i miei migliori pensieri possano trovare un terreno fertile che li aiuti a sbocciare e a dare i frutti che mi aspetto.

Pur condividendo il principio alla base della Legge di Attrazione, non penso che chi ha una vita difficile l’abbia “attratta” formulando pensieri negativi.

Sono rimasto quindi favorevolmente colpito leggendo alcuni articoli che partivano dai principi della Legge di attrazione e ne sviluppavano un altro collegato: la Legge di sottrazione.

Alcuni anni fa, un gruppo di scienziati ha chiesto ad alcuni volontari di svolgere diverse prove, ad esempio rendere stabile una torre costruita con mattoncini di plastica oppure trovare la soluzione a quesiti geometrici e matematici.

Analizzando i comportamenti delle persone sottoposte ai test, gli scienziati hanno notato che i volontari mettevano in pratica la stessa dinamica: per arrivare alla soluzione e risolvere il problema, teorico o pratico, sceglievano sempre di aggiungere qualcosa.
Questo capitava anche quando togliere (dei mattoncini di plastica, nel caso della stabilizzazione della torre, o alcune figure e forme nei test geometrici) era oggettivamente la via più semplice per raggiungere l’obiettivo.

Gli scienziati hanno chiamato il fenomeno osservato “pregiudizio di sottrazione”, definendolo come una tipica caratteristica della mente umana: sembra essere più normale cercare di risolvere un problema aggiungendo piuttosto che togliendo qualcosa.
Negli esempi, per i volontari era più facile pensare di rendere la torre più stabile aggiungendo molti mattoncini di plastica anziché toglierne per alleggerire la struttura.
È, in fin dei conti, la stessa cosa che facciamo quando, a scuola o al lavoro, ci fanno una domanda: per dimostrare di conoscere la risposta, tendiamo a dare molte più informazioni del necessario, provando quindi la nostra competenza con la quantità, che non sempre coincide con la qualità.

Il pregiudizio di sottrazione viene oggi riportata in altri campi e pare essere valida anche per quello che facciamo, ad esempio, con la felicità.

Se siamo alla ricerca di una maggiore felicità, è molto probabile che il nostro primo impulso sia aggiungere qualcosa.
Più tempo dedicato alle uscite con gli amici o da passare in palestra, maggiori attività legate ai nostri hobby o alle attività che ci danno benessere e appagamento (per alcuni, potrebbe anche essere il lavoro se da quello se ne riceve soddisfazione e gratificazione).

Ma è possibile arrivare a un identico risultato anche con la sottrazione, considerando anche il fatto che le nostre giornate hanno un numero di ore ben definito.

Ma quali potrebbero essere le abitudini da sviluppare per considerare un approccio sottrattivo verso una maggiore felicità?

Il filosofo e premio Nobel Bertrand Russell (1872-1970) delineò alcuni passaggi, poi ripresi da Arthur Brooks, ricercatore sulla felicità presso l’Università di Harvard.

Per essere coerente con l’argomento della sottrazione, li riporto contandoli a ritroso.

8. Pessimismo sempre più …alla moda
La malinconia, in alcuni soggetti, sembra essere un atteggiamento quasi di maniera, come se essere malinconici fosse sinonimo di maggiore intelligenza e profondità di spirito.
Gli scrittori romantici e pessimisti hanno segnato un’epoca e uno stile.
Ma farlo sembrare un atteggiamento ripercorribile nella vita di tutti i giorni non è proprio il massimo…
Cominciamo a sottrarre questo.
Che non vuol dire essere sempre felici qualsiasi cosa ci succeda ma evitare di atteggiarci a poeti dannati senza motivo.


7. Confronto sociale
Russell era convinto che molte persone non temano tanto di non avere successo nella vita, quanto di averne meno di quelli che ci circondano.
Evitiamo di fare confronti con gli altri e impariamo a essere grati per quello che abbiamo.
Il paragone con gli altri non porta a nulla se non a un continuo malcontento, come se fossimo in una battaglia perenne.

6. Invidia
Naturalmente collegato al punto precedente, l’invidia porta a sentirsi male se qualcun altro ha più di noi.
Russell invita a percorrere un percorso differente per diminuire questo sentimento, tramutandolo in ammirazione per arrivare all’obiettivo di essere felici.
Anziché soffrire a causa dell’eccellenza degli altri, celebriamola e impariamo da essa, facendola diventare uno spunto per il nostro miglioramento.


5. Evitare la noia
Su questo punto, siamo tutti consapevoli e ci si ripete: molti strumenti, nati per aiutarci, ci stanno anche rubando tempo prezioso che buttiamo, letteralmente, ad esempio davanti agli schermi dei nostri smartphone. 
Convinti di impegnare il nostro tempo, alla fine ci ritroviamo più annoiati di prima: ecco un altro punto importante su cui agire per sottrazione!

4. Affrontiamo la paura
Le nostre paure, e soprattutto le ansie collegate, sono le principali indagate quando ragioniamo sulle cause della nostra mancanza di felicità.
Per invertire la rotta ed evitare che queste paure aumentino la nostra infelicità, fermiamoci e affrontiamole, cercando passo dopo passo di ridurre il potere frenante che hanno su di noi.

3. Colpa immotivata
Russell fa un’importante distinzione parlando di sensi di colpa, dicendo che è naturale sentirsi in colpa se un nostro comportamento inopportuno è stato fonte di sofferenza per altre persone, ma attenzione a non vittimizzarsi e adottare lo stesso atteggiamento autocritico quando la nostra felicità non è collegata ai problemi altrui, sentendoci in colpa se altri non hanno le nostre stesse fortune.
Si può liberamente decidere di aiutare il prossimo, ma non mossi da un senso di colpa.

2. Vittimismo virtuoso
A volte capita che ci sentiamo bersagliati da ingiustizie nei nostri confronti, ma evitiamo di diventare complottisti e pensare che il mondo si sia coalizzato contro di noi.
Pensare di essere perennemente vittime è una ricetta sicura verso l’infelicità.

1. Paura dell’opinione pubblica
Quante volte ci siamo ritrovati nella nostra vita a recitare ruoli decisi da altri?
Dalla decisione su quale percorso di studi seguire alle scelte lavorative, ci si può ritrovare a seguire un copione di vita scritto per altri, che magari non hanno avuto a loro volta la possibilità di recitarlo.
Non siamo al mondo per rimediare agli errori degli altri e, nel caso, sarebbe un secondo errore che non cancella comunque il primo.
Cerchiamo di soddisfare le nostre esigenze senza dover recuperare i passaggi mancanti dei nostri familiari.
Secondo alcune ricerche effettuate, i rimpianti più comuni delle persone che stanno terminando la loro vita riguardano le scelte fatte per vivere una vita pensata da altri piuttosto che quella che avrebbero voluto avere.

E tu, dopo aver letto questo articolo, cosa comincerai a sottrarre per avere una maggiore felicità?

Spicca il volo!
Riccardo

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