A volte per spiccare il volo…occorre una pausa

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Articoli

Siamo sempre presi da mille attività, vogliamo concludere tutto e in fretta e cerchiamo di farlo ancora di più quando davanti a noi abbiamo una meritata vacanza.
Chi più chi meno, siamo cresciuti con il mito del lavoratore che, per ottenere grandi risultati, deve impegnarsi moltissimo e passare un sacco di ore sul posto di lavoro, che sia un ufficio o un cantiere.
Dalla figura del dirigente d’azienda immortalato in tantissimi film al lavoratore manuale che lavora dall’alba al tramonto per finire il suo compito, abbiamo sempre associato il successo a un esagerato numero di ore lavorative.
A volte viene quasi considerato un vanto passare al lavoro un numero di ore settimanale ben superiore a quelle contrattuali, per quanto non sia imposto e non sempre sia sinonimo di qualità e organizzazione.
Ma passare più tempo dietro la scrivania sembra che possa farci partire avvantaggiati quando l’azienda dovrà scegliere chi promuovere.
A parità di qualità del lavoro svolto, è presumibile che, in alcuni contesti aziendali, verrà premiato chi è stato in ufficio più a lungo, nonostante questo possa avere effetti negativi soprattutto a livello di stress accumulato.

Questa mentalità sta lentamente cambiando: gli anni di pandemia ci hanno abituati a considerare diversamente il tempo trascorso in ufficio, vista la grande opportunità data dallo smart working, che ha permesso a molte persone di svolgere il proprio lavoro da casa, almeno in alcuni giorni alla settimana, con beneficio per l’equilibrio fra vita lavorativa e tempo libero.
Numerosi studi hanno confermato che chi sa concedersi il giusto spazio per i propri interessi e passioni riesce a essere più produttivo e concentrato sul lavoro.
È vero che viene sottratto tempo al lavoro, o meglio agli straordinari, ma è assodato che se il lavoratore rientra sul posto di lavoro più tranquillo e rilassato le sue prestazioni lavorative saranno migliori.

E’ difficile riuscire a rilassarsi e riprendere le energie staccando 2 settimane all’anno quando, nelle precedenti 50, siamo stati sottoposti a forti livelli di stress senza le adeguate compensazioni.
Meglio quindi trovare il modo per staccare la spina periodicamente e dare alla propria testa e al proprio corpo la possibilità di ricaricarsi.

Lo possiamo fare con una regolare attività fisica oppure dedicando una sera alla settimana a una nostra passione o in mille altri modi, purché venga fatto con regolarità.

Questi consigli valgono per il lavoro e anche per il volontariato.
Molto spesso si inizia a impegnarsi nel mondo del Terzo Settore con l’energia a mille e poi, dopo un po’ di tempo, quella voglia matta che ha portato a impegnarsi viene meno e ci si ritrova con le pile scariche e senza capire come fare a riprendere.

Soprattutto nel mondo del volontariato bisogna ricordarsi che…non siamo dei supereroi!
Non dovete salvare il mondo e soprattutto non lo dovete fare da soli.
Coordinatevi con le persone del vostro gruppo senza voler strafare. E datevi quindi il tempo per riposarvi.
Visto il fine lodevole del volontariato e considerato l’effetto positivo su chi ne beneficia, molti volontari si sentono spinti a fare molto di più del necessario, con il rischio molto alto di perdere il senso della misura dopo poco tempo.

Considerate invece che vi darete la possibilità di riprendere le giuste energie, riuscirete a offrire un contributo anche migliore.
Nei momenti di pausa, chiedetevi perché state facendo quel tipo di volontariato e perché volete continuare a farlo.
Dare una rispolverata alle proprie motivazioni è il modo migliore per continuare a fare le cose per il motivo giusto e non solo per dare una pettinata al proprio ego e vantarsi con qualche conoscente di fare volontariato.

In altri articoli vi ho già parlato del giusto equilibrio tra la nostra vita, che comprende lo spazio per la famiglia e per il lavoro oltre a tutte le attività per le quali ci siamo impegnati, e le attività che svolgiamo per gli altri con forme di volontariato, senza dover far pendere un piatto della bilancia da una parte a discapito delle altre.
Un momento di pausa ci aiuterà anche a riequilibrare meglio il tempo e le energia che scegliamo di dedicare a ogni settore senza sentirci in colpa per le nostre scelte.

Anni fa lavorai per una stagione estiva come animatore turistico in un villaggio in Sardegna. Il villaggio era gestito da una nota catena francese e gli ospiti che si succedevano puntualmente ogni settimana provenivano da tutta Europa.
Le attività a disposizione erano molte, dalla windsurf al tennis, dal tiro con l’arco alla mountain bike, ma quella che vedeva il maggior afflusso di partecipazione era il torneo di calcetto.
Ogni settimana, persone anche non più giovanissime e che non svolgevano quasi mai attività fisica, si sfidavano sotto un solleone infernale in partite estenuanti con il pathos aggiuntivo di giocare partite internazionali con turisti di altre nazioni (immaginate la voglia di primeggiare in partite Italia-Francia). Ahimè l’unico risultato che immancabilmente veniva raggiunto era aumentare l’afflusso di ambulanze al villaggio per le contusioni a caviglie e ginocchia di questi calciatori mal in arnese…
  

Ecco, non è questa la pausa che vi consiglio.
Prendete la pausa come l’inizio di una buona abitudine (non necessariamente sportiva) da continuare nel tempo al rientro a casa oppure di continuarla se già avete iniziato.

Buona pausa, quindi.
E che con questa pausa voi possiate…spiccare il volo!
Riccardo

Se ti è piaciuto condividi!