A tutti è capitato di trovarsi in una situazione scomoda, a svolgere un compito per cui non ci sentiamo all’altezza. Quel senso di frustrazione, di disagio, di inadeguatezza ci colpisce in pieno. E cosa facciamo di solito? Cerchiamo di tornare il prima possibile a fare qualcosa in cui siamo bravi, qualcosa che ci fa sentire competenti e sicuri. Ma se invece quel disagio fosse una leva per crescere? Se riuscissimo a trasformarlo in una spinta motivazionale capace di portarci a un livello superiore?
Il cervello e il rifiuto dell’incompetenza
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Cortex ha dimostrato che quando facciamo qualcosa per cui non ci sentiamo portati, si attivano nel cervello le stesse aree coinvolte nel rifiuto sociale o nel fallimento. Non è solo una sensazione: il nostro cervello percepisce l’incompetenza come una minaccia e cerca di evitarla. Questo spiega perché tendiamo istintivamente ad allontanarci dalle attività in cui non eccelliamo e preferiamo rifugiarci in ciò che ci riesce bene.
Ma questa reazione, per quanto naturale, può diventare un freno alla crescita personale e professionale. Evitare il disagio ci impedisce di sviluppare nuove competenze, di affrontare sfide e di scoprire lati di noi stessi che potremmo migliorare. Eppure, è proprio quando ci troviamo fuori dalla nostra zona di comfort che il vero apprendimento avviene.
Il disagio come spinta alla motivazione
Uno studio pubblicato su Psychological Science ha evidenziato che affrontare volontariamente situazioni difficili può ridurre la percezione del disagio e, paradossalmente, aumentare la motivazione. In altre parole, se scegliamo di impegnarci in qualcosa che ci mette alla prova, il cervello smette di percepirlo come un’imposizione e inizia a vederlo come una sfida.
Questo fenomeno è particolarmente interessante nel mondo della crescita personale e della leadership. Pensiamo ai grandi professionisti: nessuno è arrivato in cima evitando gli ostacoli. Al contrario, chi ha successo è spesso colui che è riuscito a vedere nei momenti difficili un’opportunità per affinare le proprie abilità e migliorarsi costantemente.
Ma c’è di più. Un’altra ricerca, pubblicata su Frontiers in Human Neuroscience, ha scoperto che le persone frustrate dalla propria scarsa performance in un compito tendono a cercare il riscatto migliorando ancora di più in qualcosa in cui sono già brave. È come se il cervello volesse compensare: se non riesco a brillare in un’area, allora mi impegnerò ancora di più in un’altra per ristabilire il mio senso di competenza.
Questo ci porta a un concetto fondamentale: possiamo usare il disagio a nostro favore, come strumento di crescita anziché come ostacolo insormontabile. Se accettiamo di non essere perfetti in tutto e ci diamo il permesso di sbagliare, ci diamo anche la possibilità di crescere e migliorare costantemente.
Il potere della scelta
Se ci pensi, funziona così in molti aspetti della vita. Quando ci confrontiamo con qualcosa di difficile e abbiamo la sensazione di non essere all’altezza, la nostra prima reazione è quella di tornare in un’area di comfort, a fare ciò che sappiamo fare bene. Ma se invece di evitare il disagio lo accogliessimo come una sfida? Se scegliessimo di affrontarlo attivamente?
Non è solo teoria: uno studio pubblicato su Wilderness and Environmental Medicine ha dimostrato che chi interpreta il disagio come una sfida da superare ha tre volte più probabilità di perseverare rispetto a chi lo vive come un ostacolo insormontabile. Questo significa che il modo in cui percepiamo le difficoltà influisce direttamente sulla nostra capacità di affrontarle e superarle.
Un esempio pratico? Pensiamo a chi vuole migliorare la propria capacità di parlare in pubblico. Se si lascia paralizzare dalla paura, eviterà ogni occasione di esercitarsi e continuerà a credere di non essere portato per questa attività. Ma se decide di affrontare la sfida e di esporre se stesso a situazioni scomode, con il tempo acquisirà maggiore sicurezza e migliorerà le proprie abilità.
Riformulare il disagio per crescere
Il segreto è nella prospettiva. Se ci diciamo “odio fare questa cosa, non fa per me”, il cervello la vivrà come un peso. Ma se invece pensiamo “questa è un’opportunità per migliorare”, cambia tutto. Non solo riduciamo l’impatto negativo del disagio, ma lo trasformiamo in uno strumento per crescere.
In ambito professionale, le persone che riescono a vedere il fallimento come un’esperienza formativa sono quelle che raggiungono risultati eccellenti. Non si tratta di ignorare le difficoltà, ma di interpretarle nel modo giusto. Accettare che l’inizio possa essere difficile, ma che con il tempo miglioreremo, è la chiave per sviluppare nuove competenze e costruire una mentalità vincente.
Conclusione: trasformare la sfida in opportunità
Se vuoi migliorare le tue capacità e raggiungere nuovi obiettivi, inizia a vedere il disagio non come un nemico, ma come un alleato. Ogni volta che ti senti a disagio in un’attività, chiediti: “Come posso sfruttare questa esperienza per crescere?”.
Scegliere di affrontare il disagio significa prendere il controllo del proprio percorso di crescita. E la cosa straordinaria è che più lo facciamo, più diventa naturale. Con il tempo, affrontare nuove sfide non sarà più un peso, ma una parte essenziale del nostro sviluppo personale e professionale.
Quindi, la prossima volta che ti trovi di fronte a un compito che ti mette in difficoltà, prova a cambiare prospettiva. Scegli di affrontarlo con un nuovo mindset. Potresti scoprire che proprio ciò che ti fa sentire inadeguato è la chiave per diventare ancora più bravo in quello che già sai fare bene.