È tipico delle mucche ruminare il cibo per completare, dopo qualche ora, la digestione ma sembra che anche noi esseri umani siamo bravissimi a farlo. La sostanziale differenza è che, invece di mettere in azione le mandibole e lo stomaco, lo facciamo con la nostra mente. La frequenza, invece, è praticamente identica e, per ore e ore, continuiamo a pensare a una situazione in maniera ossessiva cercando di trovare la soluzione migliore.
Purtroppo non ci limitiamo solo a pensarci. Non riuscendo a venirne a capo, cominciamo a lamentarci. Alcuni si trattengono meglio di altri, certo, ma a chiunque sarà capitato di sbuffare e sfogarsi con qualcun altro, spiegando nei dettagli la propria situazione. Al tempo stesso, abbiamo fatto numerose volte da cassa di risonanza per dare ascolto a una persona che voleva parlarci dettagliatamente di quanto le era capitato.
Ci capita continuamente di ascoltare le lamentele di amici, colleghi o familiari su situazioni frustranti o stressanti. E il mondo del volontariato non è certo esente da questo tipo di situazioni.
Per essere di aiuto a chi si confida con noi, o anche solo per educazione, cerchiamo di ascoltare con empatia e attenzione massima, convinti di fare la cosa giusta.
Secondo la scienza, agendo in questo modo commettiamo un errore. Gli psicologi definiscono il continuo rimuginare sui problemi personali, sia a senso unico che a doppio senso, con il termine co-ruminazione, riprendendo dall’attività delle mucche il concetto di azione continua. Rimuginando e lamentandosi, il corpo rilascia l’ormone dello stress, il cortisolo. Il cortisolo fa aumentare la frequenza cardiaca e, di conseguenza, aumenta anche la pressione sanguigna, innescando un meccanismo negativo per la nostra salute. Senza considerare che generalmente, alla fine di una lamentela fine a se stessa, non si risolvono i problemi.
Attenzione: non sto dicendo che non sia naturale ogni tanto arrabbiarsi per mostrare le proprie ragioni, evitando di subire sempre e così sfogarsi prima di esplodere; sto facendo riferimento all’atto del lamentarsi.
La co-ruminazione, quindi il rimuginare insieme ad altri sui problemi che ci assillano, può inoltre avere conseguenze negative sia per chi si lamenta che per chi ascolta.
Uno studio della Stanford University ha rivelato che 30 minuti di lamentele possono danneggiare fisicamente l’ippocampo, una parte del cervello fondamentale per l’apprendimento, la memoria e la risoluzione dei problemi. Inoltre, la co-ruminazione sarebbe pure “contagiosa”: le emozioni negative tendono a trasmettersi più facilmente di quelle positive, creando un circolo vizioso di negatività.
Oltre all’impatto fisiologico, la co-ruminazione non aiuta neanche a sentirsi meglio a breve termine. Un ulteriore studio, pubblicato sull’European Journal of Work and Organizational Psychology, ha rilevato che le persone che si lamentano tendono ad avere un umore peggiore, una minore soddisfazione lavorativa e una minore autostima anche nei giorni successivi.
Discutere e lamentarsi ossessivamente degli eventi immediatamente dopo che si sono verificati costringe infatti il cervello a rivivere la risposta emotiva negativa a quell’evento. Questo sviluppa un’associazione più forte nella memoria, esagerando l’influenza dell’episodio emotivo.
Co-rimuginare su un evento negativo non solo non risolve né ci calma ma contribuisce a cementare l’episodio nella mente, facendo rimbalzare questi sentimenti negativi anche in altre aree della nostra vita. Ad esempio, insistere nel lamentarsi di una situazione avvenuta in campo lavorativo anche con gli amici o in famiglia, ha l’effetto di diffondere le sensazioni negative anche in contesti diversi da quello in cui si sono generate.
Questo non significa che le situazioni negative debbano essere ignorate o represse. Tuttavia, è importante evitare di soffermarsi eccessivamente sugli aspetti negativi e concentrarsi invece sulla ricerca di soluzioni.
Possiamo fare molto per spezzare la catena delle lamentele. Innanzitutto, lavorando su noi stessi e analizzando meglio le situazioni che ci capitano senza brontolare solo per il gusto di farlo, visto che, come scritto sopra, comunque non serve a nulla. Quando, invece, ci troviamo ad ascoltare le lamentele di qualcun altro, facciamo attenzione a quanto ci racconta e cerchiamo di comprendere il suo punto di vista e le sue emozioni. Se la persona si concentra sulla negatività, proviamo a spostare l’attenzione verso la ricerca di soluzioni alternative. Se il nostro tentativo non viene raccolto e la persona insiste nel lamentarsi senza cercare soluzioni, possiamo gentilmente fare presente che abbiamo capito la situazione ma che continuare a ragionare in quel modo non cambiare nulla. La chiave per migliorare, per te e per le persone intorno a te, è sfogarsi ma parlando o pensando a come migliorerai le cose.
Questa è la conversazione che dovresti avere con altre persone, o anche solo con te stesso.
Imparando a concentrarci sulla gestione positiva delle lamentele, possiamo migliorare le nostre relazioni e la qualità della nostra vita.