Lepri e mentori

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Avete mai seguito delle gare di atletica, dal mezzofondo alle maratone, nelle quali il commentatore identifica un atleta al comando nella prima parte della gara come la “lepre”?

Nel mondo dell’atletica leggera, la lepre è un atleta che si incarica di prendere la testa del gruppo nella prima parte della gara per tenere un ritmo di corsa alto.
Il termine prese piede all’inizio del secolo scorso, probabilmente rifacendosi alle finte lepri meccaniche usate nelle corse dei cani per stimolarli ad andare più veloce nel tentativo di acchiappare la preda.
Generalmente questo ruolo viene ricoperto da atleti che si sacrificano nella prima parte della competizione con un ritmo che molto difficilmente riusciranno a tenere per tutta la durata della gara.
La presenza delle lepri, in atletica, è alta soprattutto in meeting internazionali, dove gli organizzatori cercano di attirare più pubblico rendendo più alto il livello delle gare e nella speranza che un atleta di punta riesca a realizzare il record del mondo.
Per avere più possibilità di riuscirci e, quindi, per rendere la gara più spettacolare, viene affidato ad atleti di seconda fascia il compito di gestire il passo gara nella prima parte ed evitare che gli atleti migliori controllino la propria velocità, per essere tatticamente sicuri di vincere, a discapito del tempo realizzato.
Chi organizza queste competizioni o lo staff di un atleta di punta possono affidarsi a una lepre, compensandola in base al cachet. Questa pratica non è consentita alle Olimpiadi o ai campionati mondiali dove, al di là di eventuali strategie tra atleti della stessa nazione, si presume che ognuno cerchi di vincere e di fare il meglio per se stesso più che a mettersi a disposizione di altri.

Le lepri, quindi, vengono pagate per aiutare altri ad avere un ritmo costante alto e, dal momento che corrono davanti agli altri, per stimolare chi segue a raggiungerle.
Le lepri sono in grado di tenere un ritmo più sostenuto perché possono terminare il proprio lavoro senza necessariamente completare la corsa. Il loro scopo è velocizzare la gara e non vincerla, rendere più probabile che il campione di turno realizzi un record e non arrivare prima di lui.

La questione è anche dibattuta nel mondo sportivo.
Secondo alcuni, le lepri sono necessarie per raggiungere un importante obiettivo come battere un record mondiale.
Altri, invece, non apprezzano l’idea che un atleta, pur nel tentativo di raggiungere un obiettivo in uno sport individuale, debba utilizzare un tale escamotage per riuscirci.

Lo sport offre spunti di riflessione utili anche in altri settori.
Anche il tema delle lepri mi fa pensare a quelli dei quali mi occupo: il volontariato, la formazione e la crescita personale.

Le lepri, per me, sono le molte persone che mi hanno indicato la via e che mi hanno aiutato a tenere un passo che altrimenti non sarei riuscito a mantenere, soprattutto in alcuni passaggi decisivi della mia formazione.
È successo nel mio percorso di crescita personale, formativo e lavorativo.
E anche nel volontariato.
Persone che mi hanno saputo dare fiducia e coraggio quando io non vedevo in me la possibilità di riuscire a svolgere determinati compito, infondendomi con pazienza la tranquillità per farlo, non come loro ma a modo mio.

Pensate a quando vi siete avvicinati al volontariato: quanti dubbi, quante paure che vi bloccavano nel fare cose che poi col passare del tempo sono venute naturalmente.
Il passaggio è stato sicuramente più agevole se avete incontrato anche voi delle lepri che vi hanno indicato la via e che vi hanno aiutato a inserirvi e a esprimere il vostro potenziale al servizio degli altri.
Un lento e costante innaffiare la piantina delle vostre capacità, grazie all’aiuto di chi si era trovato nella stessa situazione anni prima e ora completava il cerchio accompagnandovi nello stesso passaggio.

In ambito lavorativo, e soprattutto nella cultura anglosassone, viene usato con giusta ragione il termine di mentore.
Il termine mentore viene dall’Odissea di Omero: Ulisse, prima di imbarcarsi alla volta di Itaca, affidò il suo unico e giovane figlio Telemaco alle cure di Mentore, figlio di Alcino, in partenza come lui per la battaglia che li terrà lontani per tantissimi anni.
Mentore si prese cura di Telemaco egregiamente ma il valore venne accresciuto dal fatto che la stessa dea Atena prese le sue sembianze per aiutare il figlio di Ulisse.
Proprio in questi passaggi si nota la rilevanza del mentore che, pur essendo più esperto e maturo, non fa valere il proprio potere gerarchico nei confronti della persona che segue, ma consiglia e sostiene senza imporre la propria idea o esperienza.

Il mentore è quella persona che ricordiamo a distanza di anni e che ha avuto un ruolo importantissimo per noi perché si è messo a disposizione per farci capire che anche dentro di noi era presente qualcosa che attendeva solo attendendo di uscire e trovare realizzazione.
La persona che, in qualche modo, ci ha illuminato la strada.
Non si è limitata a indicarci la via, lasciandoci da soli a percorrerla. Né ha voluto strafare caricandoci sulle sue spalle perché eravamo troppo inesperti e facendo fare tutto a lui si sarebbe fatto tutto più in fretta.
Niente di tutto questo.
Ha fatto la strada con noi e ci ha messo tutto l’impegno per rivelarci anche le sue difficoltà iniziali nel fare la stessa cosa anni prima.
Il mentore non ti rivela quanto è bravo ma si impegna per dimostrarti che lo puoi diventare tu.
Anche più di lui, rallegrandosi della cosa, vedendo come risultato quello di poter dare così un altro aiuto agli altri, e non rammaricandosi perché un altro più bravo potrebbero prendere il suo posto.

Se anche tu hai avuto un’esperienza del genere, ti invito a far sapere a questa persona (magari più di una, perché no) quanto ti è stata utile nel tuo percorso.
Fallo.  Non pensarci troppo e fallo il prima possibile.
Fallo anche se non è stato un mentore ma ha dedicato il suo tempo per aiutarti e indicarti il sentiero.
Sono sicuro che troverai il modo per mandare il tuo segnale di gratitudine e con la stessa energia saprai fare lo stesso per chi verrà dopo di te, in un circolo virtuoso e senza fine.
(già che ci sei magari invitalo a iscriversi alla newsletter di spiccailvolo.it).

Spicca il volo!
Riccardo

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