Riprendiamo il discorso su iniziato con il precedente articolo. ( se non hai ancora letto la prima parte, la puoi trovare qui )
Avevamo parlato di come capire in che modo la comunità alla quale vi rivolgete percepisce le attività che proponete.
I social network sono un’importantissima carta da giocare per farsi conoscere ma sicuramente non l’unica. In questo campo il mondo dell’associazionismo ha inizialmente faticato a tirare fuori le sue incredibili potenzialità. Forse per una sorta di presa di distanza, più o meno consapevole, dal mondo profit e commerciale, i volontari spesso hanno una ritrosia a comunicare nel modo giusto quello che fanno. Ma se nobile è sia l’intento che il risultato, perché non comunicarlo il più possibile a tutti?
Le grandi organizzazioni hanno cominciato, da anni, a fare pubblicità molto impattanti sui media e sui social network e a diffondere il loro operato, con risultati importanti. Anche le piccole realtà, fatte le debite proporzioni di disponibilità e bacino di utenza, devono imboccare questa strada. Oltre al discorso mediatico, ogni evento dal vivo rappresenta un’ottima occasione per farsi conoscere sul territorio e raggiungere un pubblico sempre più ampio. Indipendentemente dal canale scelto, la parola chiave è SEMPLICITA’. Il messaggio deve essere semplice, espresso in un linguaggio chiaro, adatto ai destinatari ai quali è rivolto. Vanno quindi evitate espressioni da “addetti ai lavori”, comprensibili solo a chi fa già parte dell’associazione, in modo che le persone a cui vi rivolgete possano capire cosa fate e come lo fate. Facebook, Instagram, TikTok, YouTube o altri ancora vanno tutti bene, fermo restando che sono e devono rimanere degli strumenti. Un messaggio chiaro e diretto, pubblicato sui social network, è solo il primo passo: deve invogliare le persone a interessarsi alla vostra associazione e quindi sono solo il primo contatto per poi approfondire di persona una reciproca conoscenza tra associazione e richiedente. Discorso diverso, tanto per capirci, dall’attività di fundraising, nella quale non è previsto un secondo contatto di approfondimento, quindi il messaggio va studiato in modo che i destinatari possano convincersi subito a sostenere un’associazione, inviando fondi utili alla causa.
Parlare di social network non vuol dire dimenticarsi di altri strumenti più tradizionali: ottimi risultati si possono raggiungere con volantini e affissioni in punti strategici e frequentati dalle persone alle quali volete indirizzarvi. Ad esempio nelle università, se volete entrare in contatto con giovani, oppure in altri luoghi di incontro per persone più mature se di quella tipologia di persone ha bisogno la vostra associazione; senza dimenticare i Centri Servizi per il Volontariato, presenza costante e utile in moltissime realtà cittadine. Così come molto utili possono essere gli articoli sulla vostra attività pubblicati sulla stampa locale, cartacea e online.
Nel fare questo è molto utile, coinvolgere TUTTI i soci dell’associazione il più possibile. Questo passaggio deve essere condiviso e va fatto in modo che tutti ne abbiano ben chiaro il fine e l’utilità per l’associazione. Cercare volontari è importante per il bene dell’associazione di cui tutti i soci fanno parte e ogni socio non potrà che beneficiarne nel medio-lungo periodo. Il vantaggio potrà anche essere indiretto nel creare senso di appartenenza, spirito di squadra, scatenare la creatività, motivare i volontari un po’ demotivati o magari più ritrosi a tirarsi su le maniche. E magari scoprire talenti nascosti o usare le competenze professionali che i soci già hanno ma dei quali non siete ancora a conoscenza.
Nella comunicazione, deve essere chiaro che tipo di persone state cercando. Se pensate che, nel volontariato, non sia necessario specificarlo, rischiate di non trovare nessun nuovo socio.
Se mi permettete l’espressione commerciale, non dovete vendere il prodotto “fai volontariato con noi”. L’obiettivo è fare in modo che siano le persone giuste a scegliere la vostra associazione. Tutti devono essere soddisfatti dall’incontro tra cosa offre l’associazione e quello che la persona che vi si avvicina può offrire in termini di tempo e capacità.
Non ha senso cercare volontari perché vi mancano 20 persone per essere sicuri di coprire tutti i servizi che la vostra associazione deve fare mensilmente (bisogno vostro associativo). Dovete cercare volontari che siano in linea con i valori associativi e che abbiano il desiderio di mettersi in gioco per portarne avanti la mission (bisogno del futuro volontario condiviso con voi).
È importante attrarre le persone giuste, non chiunque. Solo in questo modo avrete la possibilità di avere nel lungo termine una condivisione di valori nel tipo di attività che svolgete, assicurando una continuità e tenendo alta la motivazione di tutti i soci, sia quelli già presenti che di quelli che entreranno in associazione, sviluppando quindi una coesione di gruppo che non sia vincolata dall’anzianità di servizio.
Altrimenti restate in una logica di ragionamento iniziale nella quale è sempre presente un “noi” (attuali soci dell’associazione) contrapposta a un “loro” (i futuri volontari). Così facendo sarà estremamente difficile fare un percorso insieme se si inizia con una divisione in ruoli e non con il pensiero al benessere associativo per arrivare insieme a un bene percepito da “altri” (i beneficiari finali delle attività dell’associazione).
Soprattutto, è utile chiedersi: “Ma io, se dovessi decidere oggi, entrerei nell’associazione di volontariato di cui faccio parte?” Se non sapete rispondere positivamente e con entusiasmo, non lamentatevi se altri non si iscrivono alla vostra associazione visto che anche voi, probabilmente, ci restate per abitudine ma avete perso l’energia iniziale. Se non vi sono scattate le risposte immediate per rinnovare l’entusiasmo per la vostra associazione, da cosa dipende? Interrogatevi, da soli e confrontandovi con gli altri soci, per capire come riaccendere la passione per quello che fate. Ci si cerca tra simili e se non sapete comunicare la gioia per le attività che svolgete, non partite proprio col piede giusto per trovare altri volontari. Un po’ come se un cameriere, alla domanda su come si mangi nel suo ristorante, vi rispondesse che la qualità è passabile ma non un granché: difficilmente avreste tutta questa voglia di entrare e andreste subito a cercare un altro ristorante. Altrettanto fuorviante sarebbe un cameriere che, quando un cliente chiede un consiglio sul piatto da scegliere, rispondesse che è tutto buono: è come non dare una risposta, visto che il cliente si ritrova al punto di partenza senza sapere cosa scegliere. Era indeciso prima…e lo resta ancora dopo la frase del cameriere.
Analogamente è fondamentale presentare bene l’associazione Dipingerla come l’Eldorado in cui tutto è perfetto non è il massimo. Anche perché, tornando al punto su cui stiamo ragionando, se andasse tutto bene sareste a posto come organico e non avreste bisogno di trovare volontari, essendo in una buona situazione quanto meno da quel punto di vista.
Nella ricerca di volontari, vengono a contatto due posizioni diverse: quella di chi fa già parte di un’associazione e quella di chi vorrebbe entrarvi. Queste due figure guardano nella stessa direzione ma il loro punto di osservazione è molto differente, e questo causa molto spesso il problema del mancato incontro. Il rischio è che il linguaggio, le aspettative, le idee e, se volete, anche il modo di vivere l’associazione da parte del volontario già attivo possano trovarsi in contrasto con quelle di una persona che vorrebbe entrare in associazione, generando una netta contrapposizione anziché favorire un incontro.
Lo vedremo meglio nel prossimo articolo.
Come nella puntata precedente, come “compiti a casa” provate a interrogarvi sugli spunti proposti sopra, analizzando la situazione nella vostra realtà associativa (o a chiedere a persone che svolgono servizio in una realtà che vi interessa nel caso non svolgiate ancora un servizio attivo).