“Il momento migliore per piantare un albero è vent’anni fa. Il secondo momento migliore è adesso”.
Qualunque sia il tema sul quale stiamo riflettendo, non è mai troppo tardi per fare e lanciarsi nell’azione. Riprendendo la citazione, se avessimo piantato l’albero tanto tempo fa, ora potremmo goderci la sua bellezza e la sua ombra, visto che la crescita di un albero richiede molti anni. La stessa cosa vale per qualsiasi azione legata a migliorare una situazione presente.
Mi è venuta in mente questa frase quando ho pensato a una delle problematiche che, a volte, mette a dura prova la vita di un’associazione di volontariato (e, spesso, anche i nervi dei referenti): la ricerca dei volontari. Proprio come gli alberi sono vitali per noi, perché ci forniscono ossigeno, i volontari sono la linfa senza la quale un’associazione non riuscirebbe a mettere in pratica le attività legate alla sua missione.
Il cammino all’interno di un’associazione di volontariato è generalmente standardizzato, a prescindere dal settore nel quale opera. Si comincia con grande entusiasmo, poi, come gruppo, si prendono accordi per attività ulteriori, gli impegni diventano sempre maggiori e, tutto a un tratto, l’associazione si accorge di non avere le risorse per fare fronte a tutti gli incarichi.
Cercare nuovi volontari diventa, col passare del tempo, fondamentale per la vita stessa dell’associazione.
Un calo fisiologico è normale e ogni gruppo associativo deve fronteggiare, anno dopo anno, una percentuale di abbandoni tra i propri soci. I motivi sono legati alla vita dei soci stessi: ci possono essere dei soci giovani che, finite le scuole superiori, si spostano fuori sede per il percorso universitario, così come i trasferimenti in un’altra città posso essere legati a esigenze lavorative, a prescindere dall’età dei soci.
Ma il calo di iscritti può anche essere legato ad altri passaggi di vita: penso a chi, essendo diventato genitore, dedica il suo tempo libero ai figli, a chi si deve occupare di genitori anziani e anche a chi, invecchiando, non può più garantire il proprio apporto alle attività associative.
Inoltre, ci possono essere delle difficoltà oggettive temporanee che impediscono ai volontari di prestare servizio con la continuità di prima: ad esempio, la necessità di dedicarsi allo studio per esami universitari oppure infortuni fisici che non consentono di partecipare alle attività per un periodo di uno o due mesi.
Senza considerare un normale calo dell’interesse e della motivazione. Ci sono persone che continuano nella loro attività di volontariato per tantissimi anni mentre altri non hanno la stessa perseveranza e dedicano il proprio tempo ad altro dopo un breve periodo passato nell’associazione.
Tutti gli esempi riportati rientrano nella normalità. Non si tratta di distinguere i soci tra buoni e cattivi, a seconda che ci si immoli alla causa associativa o che si abbandoni dopo un po’ di tempo.
È importante però sapere quali mosse mettere in campo per consentire all’associazione di superare il momento problematico relativo a un calo dei soci (oppure, se l’associazione sta muovendo i suoi primi passi, come cercare soci per avviare le attività).
Innanzitutto chi dirige l’associazione, normalmente il consiglio direttivo, deve sempre avere il polso della situazione e monitorare l’andamento della vita associativa in modo costante. Non ci si può accorgere di un problema quando se ne manifestano già i primi effetti e sperare poi di risolverlo in breve tempo.
I volontari vanno ricercati…SEMPRE.
La ricerca dei volontari deve essere un’attività sempre aperta e non una pratica della quale ci si occupa quando, fatti due calcoli, ci si accorge che non ci sono abbastanza persone per garantire il normale svolgimento delle attività. Se viene fatto solo in quel momento, è tardi e le conseguenze possono essere negative per un lungo periodo di tempo prima di poter rientrare dalla situazione di emergenza.
I volontari arrivano quando l’attività è sempre più conosciuta: per questo, è importante impegnarsi in modo costante per far conoscere chi è e cosa fa la nostra associazione. E non limitarsi a determinati periodi come il Natale oppure a particolari eventi. Cercare volontari qualche mese prima del corso di formazione per entrare in associazione (se previsto) non sortirà gli effetti sperati se l’associazione non è integrata attivamente nel territorio e nota alle persone.
Quindi, prima di domandarvi come trovare volontari, chiedetevi cosa state facendo per far conoscere le attività che l’associazione svolge sul territorio.
Se i potenziali volontari non capiscono esattamente di cosa si occupa e come opera l’associazione è difficile suscitare in loro il desiderio di farne parte.
L’ho capito anni fa a mie spese, quando mi sono accorto che neanche i miei familiari e amici più stretti avessero ben chiaro in concreto cosa facessi come volontario. Le persone con le quali avevo più confidenza avevano solo un’idea sfocata di quello che facevo e a volte si erano fatti un’idea ben lontana dalla realtà effettiva!
Se fate volontariato, chiedete ai vostri amici di descrivervi cosa fate, secondo loro, con la vostra associazione. Cominceranno individuando correttamente il settore: dai vostri racconti sapranno se siete impegnati nel campo socio-sanitario oppure in quello dell’assistenza, se siete a contatto con le persone oppure se è un tipo di volontariato più concettuale, se vi rivolgete a bambini oppure anziani o ancora se vi occupate di assistenza ad animali abbandonati. Sono sicuro che, poi, quando gli chiederete di andare più nel concreto, riceverete risposte che sono lontane dalla realtà di quello che effettivamente fate. Badate bene, non è un problema: potete sempre porre rimedio chiarendo di cosa vi occupate. Ma è un esercizio utile per capire che, anche quando siamo sicuri di essere stati chiari, non è detto che il messaggio sia arrivato a tutti nel modo migliore.
Il primo passaggio da fare, quindi, è chiarire come ognuno di voi come singolo volontario comunica agli altri la passione per quello che fa. Poi, fate lo stesso a livello di gruppo associativo, definendo bene l’immagine che volete trasmettere all’esterno, cosa volete raccontare delle vostre esperienze e su quali valori si basa la vostra attività, in modo da aver ben delineata la direzione condivisa da tutti che si vuole dare all’associazione di cui fate parte.
La vostra idea associativa come singoli è diversa da quella che viene fuori dopo un confronto di gruppo? Se non trovate una linea comune, sarete sempre degli individui che si muovono in ordine sparso senza una rotta comune e in questo caso sarà ben difficile che le persone ne vengano attratte. Anche perché in questo caso, dopo l’ingresso in associazione, un nuovo socio vedrebbe un mondo diverso da quello che aveva ipotizzato o che gli era stato presentato da un singolo socio.
Stabilita la rotta comune, bisogna capire come veicolare il messaggio. E qui i social network giocano una parte importante. Ne parleremo nel prossimo articolo. Nel frattempo chiedi alla tua cerchia di amicizie cosa credono che tu faccia come volontario. Vediamo che feedback ti danno. (Nel caso tu non faccia ancora volontariato, chiedi a chi è già impegnato di raccontarti la sua attività di volontario).