Come siamo messi con i buoni propositi di inizio anno?

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Era il 31 dicembre, ti stavi preparando per lo scoccare della mezzanotte, tutto era pronto per festeggiare il passaggio al 2024 e, inevitabilmente, ti sei ritrovato a fare un bilancio sull’anno che stava per concludersi.
Hai cominciato a fantasticare sui cambiamenti da fare nei successivi 12 mesi: nuove abitudini da intraprendere per realizzare sviluppi importanti nella tua vita, novità in ambito lavorativo, buoni propositi per evolvere come persona e poter così realizzare i tuoi sogni.
Ti si è illuminato il volto alla sola idea che tutto quanto fosse alla tua portata e che, con un piccolo sforzo in più, avresti raggiunto i tuoi obiettivi.

Partito il conto alla rovescia, hai stappato lo spumante e hai brindato al successo, convinto che, solo per averlo già visto nella tua mente, quel futuro roseo non fosse così difficile da raggiungere.
Le sfumature possono variare ma ci siamo trovati tutti in questa situazione.

Sono passati 4 mesi circa dal 31 dicembre.
I bilanci non sono probabilmente rosei come nelle aspettative di fine anno, vero?

E anche se avessi scritto questo articolo in un altro momento, la sostanza non sarebbe cambiata di molto.
Magari hai centrato uno dei tuoi obiettivi: per esempio, iscriverti in palestra o ricominciare a correre dopo le abbuffate natalizie. Non sei riuscito, però, a tenere fede al proposito di ridurre la tua esposizione davanti allo schermo del cellulare per vedere filmati o controllare i social network.

Scrivere la lista dei buoni propositi serve a qualcosa?

Molti, a Capodanno, fissano un buon proposito da seguire nelle settimane successive per poi ritrovarsi dopo poco tempo delusi da se stessi per non essere rimasti fedeli all’impegno.
C’è anche chi pensa che sia privo di logica impegnarsi in un cambiamento ogni volta che cambiamo il calendario e, invece, preferiscono farlo al rientro dalle vacanze estive.

Collegare un cambiamento alla fine di un periodo di vacanza è pratica comune a molti: dopo tanti eccessi, scatta la necessità di dire a noi stessi che è il caso di tornare a un regime più controllato e di abbandonare alcuni vizi che ci siamo concessi nelle settimane precedenti. Non tutti, però, si lasciano andare durante le vacanze e non tutti sentono il bisogno di purificarsi dopo le feste.
Inoltre, molti obiettivi riguardano il lavoro e la nostra crescita personale.
Quindi cosa rende speciale la scelta di una data simbolica per formulare il nostro desiderio di cambiamento?

Recenti studi psicologici dell’Università di Harvard indicano che il nostro cervello non considera la vita come un continuum ma tende a suddividerla in capitoli distinti e collegati alle varie fasi della vita.
È come se fossimo il protagonista di un libro nel quale ogni capitolo racconta un passaggio importante della vita, ad esempio gli anni dell’adolescenza, il periodo dell’università, il primo lavoro, il matrimonio o la nascita di un figlio.
Questi vengono poi suddivisi e catalogati dal nostro cervello che considera ogni passaggio di capitolo come una pausa nella narrazione che ci consente di riprendere da un nuovo inizio, cancellando gli errori commessi.
Un po’ come se prendessimo fiato prima di continuare il cammino.

Creiamo una distanza psicologica dai fallimenti della vecchia versione di noi stessi, edizione 2023, per permettere alla nuova versione, edizione 2024, di ripartire senza quel peso.
Era il vecchio me che si abbuffava di dolci e perdeva tempo sui social media: il nuovo me seguirà una dieta bilanciata e impegnerà ogni secondo del suo tempo nel migliore dei modi!
Il passaggio di calendario ci offre simbolicamente questa opportunità ogni lunedì, giorno nel quale, chiusa l’esperienza della settimana precedente, avremo una nuova partenza per fare (o a smettere di fare) qualcosa che segnerà un nuovo capitolo del nostro racconto.

Siamo noi che facciamo coincidere questo nuovo inizio con una data precisa.
Uno studio ha proposto a un gruppo di volontari di registrarsi su una piattaforma che avrebbe inviato loro dei promemoria con la data di partenza di un nuovo impegno fissata nel giorno 21 marzo. Ne è emerso che chi vedeva in quella data il primo giorno della primavera, quindi un nuovo inizio, era molto più propenso a mantenere l’impegno preso rispetto a chi, invece, non collegava il 21 marzo a un passaggio simbolico. 
E il Capodanno chiaramente riveste per la maggior parte delle persone questo alto valore rappresentativo.

Ancora convinto che la lista dei buoni propositi sia un valido strumento di aiuto?


Per la maggior parte dei sondaggi condotti degli ultimi anni, solo il 30% circa delle persone che si sono impegnate con una lista di buoni propositi è riuscita a completarli e a rispettarli tutti, mentre il 50% circa ne ha raggiunta solo una parte.

Secondo il Professor Carlbring dell’Università di Stoccolma, che ha effettuato delle ricerche su un campione di più di mille persone che avevano stilato la loro lista di buoni propositi alla fine del 2017, la differenza sta nel modo in cui ogni individuo vede i propri obiettivi.
Carlbring ha classificato gli obiettivi in due gruppi: obiettivi di evitamento e obiettivi di avvicinamento.
I primi prevedono l’abbandono di qualcosa (dolci, alcol, sigarette o in generale un’abitudine percepita come negativa), qualcosa dal quale dobbiamo allontanarci per avere un impatto positivo sulla nostra persona.
Gli obiettivi di avvicinamento, invece, implicano l’adozione di una nuova abitudine (ad esempio andare due volte alla settimana in piscina o iscriversi a un corso di inglese con frequenza fissa).
In media, i partecipanti alla ricerca che avevano fissato obiettivi di avvicinamento hanno raggiunto risultati positivi nella misura del 25% in più di chi, invece, aveva fissato obiettivi di evitamento.
“Fare le cose” giuste si è dimostrato più motivante che “smettere di fare” quelle sbagliate.

In base a questo studio, quindi, sarebbe più facile iniziare a fare un allenamento che smettere di perdere tempo sui social network o smettere di fumare.

Il Professor Carlbring afferma che è possibile trasformare un obiettivo di evitamento in uno di avvicinamento per aumentare le probabilità di successo.
Lo possiamo fare riformulando le frasi che ci ripetiamo: anziché dire che smetteremo di mangiare dolci e cibi grassi, possiamo dire che mangeremo più verdure e alimenti sani; oppure che, nei momenti di pausa, leggeremo almeno dieci pagine di un libro invece di passare lo stesso tempo ipnotizzati sul cellulare.

Certo, una certa costanza sarà determinante per raggiungere l’obiettivo.
E altrettanto importante sarà perdonarci quando incorreremo in un fallimento lungo il percorso, senza gettare la spugna ma riprendendo il cammino verso il nostro obiettivo.

In fondo, in ogni viaggio della vita abbiamo dovuto affrontare delle piccole o grandi battute d’arresto, ma se ci diamo la possibilità di riprendere il percorso dopo la sosta senza abbandonare e concedendoci un nuovo inizio, aumenteremo di molto le possibilità di raggiungere il nostro obiettivo.

Spicca il volo!
Riccardoi

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