Come restare motivati dopo un fallimento

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Siamo ad aprile 2023 e, come ogni anno, in quale periodo si giocano i playoff del campionato americano di basket NBSA per decretare le due squadre che si giocheranno il titolo nella finalissima qualche settimana dopo. Tra le favorite, la squadra dei Milwaukee Bucks, che schiera tra i propri giocatori il campione greco Giannis Antetokoumpo, arrivato alle stelle dopo un’infanzia difficile, raccontata anche in un film della Disney..
Nato in Grecia da genitori immigrati dalla Nigeria, deve affrontare difficoltà non indifferenti non avendo i documenti in regola e restando a lungo in una condizione di clandestinità; per aiutare la famiglia lavora fin da piccolo come venditore ambulante ad Atene.
Vista la statura imponente e la prestanza fisica si avvicina al basket ma è costretto ad alternarsi le scarpe da ginnastica col fratello minore non potendone avere un paio per sé.
Professionista in Grecia e subito viene scoperto dai talent scout americani che lo portano nel campionato migliore del mondo, l’NBA.

Il successo arriva e nel 2021 la sua squadra conquista il campionato.
Nelle stagioni successive, nonostante una compagine competitiva, i Milwaukee Bucks e Giannis Antetokounmpo non riescono a ripetersi. Ed è proprio nell’aprile del 2023 che, a seguito di una sconfitta decisiva per l’eliminazione della sua squadra nella rincorsa al titolo, un giornalista chiede al campione greco se dopo quella sconfitta la stagione della sua squadra sia da considerarsi un fallimento. Nel rispondere al giornalista, Giannis Antetokounmpo, con grande lucidità, dà prova di grande intelligenza e fornisce uno spunto che esce dal semplice contesto sportivo ed è prezioso in qualsiasi ambito:

“Mi hai fatto la stessa domanda lo scorso anno, vero?
Tu ottieni una promozione nel tuo lavoro ogni anno?
Non credo. Quindi ogni anno il tuo lavoro è fallimentare?
Certo che no. Lavori per ottenere qualcosa e raggiungere altri obiettivi: ottenere una promozione o riuscire a prenderti cura della tua famiglia, riuscire ad acquistare una casa, badare ai tuoi genitori…
Lavori per conquistare tutto questo e non è un fallimento.
Sono passi necessari per raggiungere il successo. E non me la sto prendendo con te.
Ci sono dei passi da compiere.
Michael Jordan (uno dei più grandi giocatori di sempre) ha giocato per 15 anni e ha vinto 6 campionati: negli altri 9 allora ha fallito? Certo che no. La domanda che mi fai è sbagliata: non esiste il fallimento nello sport.
Ci sono giorni buoni e altri negativi, certe volte sei in grado di raggiungere la vittoria e altre no.
Non si può sempre vincere, a volte vincono gli altri”.

Sono convinto che questa lezione di umiltà si debba applicare a ogni contesto nel quale ci troviamo.
Il quotidiano familiare, il lavoro che svolgiamo, le attività che ci vedono coinvolti in un’associazione e che a volte non vanno per il verso giusto, ritrovandoci ad aver messo in campo molte energie senza averne ricavato il risultato che ci aspettavamo.
La sconfitta come passaggio necessario per imparare. Siamo convinti che per alcuni il successo arrivi in modo immediato, quasi scontato e semplice e non ci accorgiamo sempre quanto, invece, sia difficile ottenerlo.
Ci limitiamo a osservare gli ultimi passaggi e il momento del successo di una persona, non capendo che, prima, ci sono migliaia di ore passate a perfezionare un movimento, a costruirsi una professionalità.
Il brillante risultato che vediamo è stato costruito sulla base di tantissimi fallimenti.
Il successo è saper andare avanti con costanza senza arrendersi alle prime delusioni.

Solitamente questi esempi vengono fatti traendo spunto dal mondo sportivo, come la storia di Antetokounmpo, o da quello imprenditoriale.
Molto spesso un’iniziativa commerciale di successo arriva non per caso ma dopo una serie di altri progetti che non sono andati per il verso giusto.

Possiamo però trovare esempi altrettanto importanti anche in altri contesti e, soprattutto, pure nelle nostre vite.

Chiunque abbia inseguito un obiettivo è passato attraverso alti e bassi, soddisfazioni e fallimenti.

Provi, riprovi, riprovi ancora ma non riesci a venirne a capo.
Non abbatterti: se non avessi tentato, non avresti sbagliato e non avresti avuto quella brutta sensazione di fallimento.
Ma se non ci provi non otterrai neanche il successo.
E quando ci provi, hai già vinto qualcosa.
Cosa? L’aver dimostrato a te stesso che ti sei messo in gioco in gioco, e il notare, alla fine del viaggio, che comunque sia andata non sei più la stessa persona che eri alla partenza: hai imparato qualcosa e, quindi, sei una persona migliore.

Per crescere bisogna (anche) sbagliare.
Non è un fallimento ma una lezione che altrimenti non avresti imparato.

Soprattutto, una battuta d’arresto non fa di te un fallito.
Torna in pista il prima possibile.
Non aspettare che le paure diventino troppe grandi prima di rimetterti alla guida.
Chiediti cosa puoi imparare da quella battuta d’arresto.
Affronta la sofferenza e la delusione. Ma riprendi in mano tutto per ripartire.
Il (presunto) fallimento può essere anche l’occasione per capire se la direzione che hai preso sia quella giusta. Per considerare il quadro d’insieme e valutare se affidarti a un mentore o fare un corso, imparare qualcosa di nuovo affinando un’abilità che ora ti manca o è da sviluppare maggiormente.
La filosofia di base corretta è certamente quella di fare un passo alla volta ma accertati che sia nella direzione giusta!
Questa è l’opportunità da cogliere dalla battuta d’arresto che ti è capitata.

Inoltre, celebra ogni successo che raggiungerai nel tuo cammino, anche il più piccolo.
Sembra sempre che siamo geneticamente impostati per vittimizzarci quando le cose vanno male e non a valorizzare i momenti in cui vanno bene, dandole per scontate.
Non è così, non c’è nulla di scontato per cui…festeggia e trai da quelle situazioni, seppur piccole, le energie per affrontare i prossimi insuccessi.

Perché nessuno potrà prometterti che non ci saranno, e tu questo lo sai benissimo: sta a te prepararti per affrontarle nel migliore dei modi.

Spicca il volo!
Riccardo

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