Come reagiamo alle diverse situazioni, è l’unico modo possibile?

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C’è una storia sulle motivazioni e su come rispondiamo alle circostanze della vita che mi ha sempre colpito e alla quale ricorro spesso per spiegare come si può reagire di fronte alle difficoltà.

Ogni individuo, infatti, può reagire in maniera diametralmente opposta rispetto a un altro, quando si trova ad affrontare una determinata situazione.

Questa storia racconta di due fratelli gemelli.
La famiglia nella quale si ritrovano a crescere non è certo delle migliori: una madre scappata da casa quando i due figli erano molto piccoli, lasciandoli a un padre alcolizzato, disoccupato ed estremamente violento.
Una situazione complicata dal punto di visto sociale, emotivo e con mille complessità quotidiane da affrontare per i due bambini, abbandonati a sé stessi fin dalla tenera età e senza alcun adulto in famiglia a cui appoggiarsi stabilmente, con le conseguenti ulteriori difficoltà date dal doversi arrangiare da soli praticamente su ogni fronte.

Tanto complicata è la situazione che i due fratelli vengono affidati ai servizi sociali poco dopo aver cominciato ad andare a scuola.

Gli anni passano e diventati ormai adulti, uno dei due fratelli comincia a ottenere brillanti risultati nel lavoro, risollevando e ribaltando completamente la sua situazione di partenza, riuscendo a sposarsi e ad avere un matrimonio felice. Dopo aver avuto un figlio, decide anche di adottarne un secondo, consapevole della propria esperienza di vita e volendo donare anche ad altri un’opportunità per una vita migliore.
Il primo dei due fratelli era così riuscito a costruire per sé una vita completa e soddisfacente, guadagnandosi la stima e il riconoscimento della sua comunità.

Il secondo invece, non riesce a fare altrettanto e a invertire la rotta: viene arrestato numerose volte, diventa un tossicodipendente e un emarginato dalla società.

Questa storia incuriosisce molto uno psicologo che stava studiando in che modo l’ambiente può plasmare il cammino di una persona (per capirci, qualcosa del genere viene raccontato nel bellissimo film “Una poltrona per due” con Eddie Murphy e Dan Aykroyd: se non lo avete mai visto vi basterà aspettare il prossimo Natale, è una costante della programmazione televisiva del periodo).

La domanda di fondo di questo psicologo è semplice nella sua formulazione e al tempo stesso complessa da dimostrare e spiegare:
com’è stato possibile che due persone con le stesse origini familiari e cresciuti nello stesso ambiente abbiano avuto due percorsi di vita proprio completamente opposti?
Con il risultato di avere uno dei due ai margini della società e l’altro con mille successi ottenuti?

Lo psicologo pone loro una semplice domanda:
“Come mai hai fatto quello che hai fatto nella tua vita?”

La risposta è sorprendentemente la stessa per entrambi i fratelli:

“Con un padre così, cos’altro potevo fare?”

A questa storia ripenso spesso quando vedo la reazione delle persone quando capitano degli episodi che costringono a una presa di posizione.
E mi capita di pensarci nel mondo familiare, in ambito lavorativo e anche nel contesto associativo.
Davvero quella che per me è la risposta più normale a una serie di eventi è l’unica possibile?
Evidentemente no. Altri rispondono in modo differente.

Sicuramente ci sono stati nel tuo percorso delle situazioni in cui altri hanno reagito in modo completamente diverso da te, e questo può avere generato dei conflitti (e sui conflitti ho già pubblicato un articolo, e ritornerò sicuramente sull’argomento, clicca qui per leggerlo).
Questo non vuol dire che la reazione degli altri sia sbagliata.

Puoi sempre decidere, rifacendoci all’aneddoto raccontato, che tipo di fratello essere e, soprattutto, cercare di capire la reazione dell’altro, anche se diversa dalla tua.

Spicca il volo!

Riccardo

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