Ogni anno, l’Oxford English Dictionary seleziona una parola che meglio rappresenta le tendenze culturali e sociali. Per il 2024, la parola scelta è “Brain Rot” (letteralmente, “cervello marcio”), un termine che riflette l’inquietudine crescente verso l’impatto dei contenuti digitali di scarsa qualità sulla salute mentale e cognitiva. La diffusione di questo termine è legata soprattutto ai social media, in particolare tra le generazioni più giovani, come Generazione Z (nati cioè tra il 1995 e il 2012) e Generazione Alpha (nati tra il 2013 e il 2024). Ma cosa possiamo imparare da questa scelta, e come possiamo affrontare la questione nel nostro contesto quotidiano, che sia in un gruppo di formazione o in un progetto di volontariato?
Cos’è il “Brain Rot”?
Usato per la prima volta nel 1854 dallo scrittore Henry David Thoreau come critica all’inclinazione sociale di preferire soluzioni semplici svalutando le idee più complesse, il termine “Brain Rot” è rapidamente diventato una metafora più seria per descrivere il presunto deterioramento delle capacità cognitive e intellettuali causato dall’esposizione eccessiva a contenuti digitali banali o poco stimolanti.
Il termine si è ai giorni nostri affermato particolarmente su piattaforme come TikTok, dove spesso viene utilizzato in tono autoironico per riferirsi a fenomeni virali assurdi o alla sensazione di “spegnimento mentale” dopo lunghe sessioni online.
Questa espressione, però, porta con sé un messaggio importante: il nostro tempo digitale non è neutro. Ogni scroll, ogni video, ogni meme contribuisce a plasmare il nostro modo di pensare, spesso riducendo la capacità di concentrarci su contenuti più complessi o significativi.
Una Questione di Equilibrio
Il “Brain Rot” non è solo un tema di riflessione personale, ma una sfida collettiva. Gli ambienti digitali, infatti, influenzano non solo il nostro apprendimento individuale, ma anche il modo in cui collaboriamo con gli altri e, conseguentemente, ha effetti anche nel mondo della formazione e del volontariato.
Ad esempio: •Nei progetti formativi, può emergere una tendenza a cercare soluzioni rapide e superficiali anziché approfondire i problemi. •Nei gruppi di volontariato, la difficoltà di mantenere alta la concentrazione su obiettivi a lungo termine può essere aggravata dall’abitudine a consumare contenuti frammentati e immediati.
Un Allarme per la Salute Mentale
La diffusione del termine “Brain Rot” non è solo una moda. Riflette preoccupazioni reali su come l’eccessivo consumo di contenuti online possa avere effetti negativi sulla salute mentale, in particolare tra i giovani. Studi e osservazioni cliniche indicano che passare ore davanti a contenuti di scarsa qualità può portare a:
•Aumento dello stress mentale, causato da sovraccarico informativo e sensazione di “tempo perso”. •Calo della capacità critica, con una preferenza per soluzioni semplicistiche. •Riduzione dell’empatia, dovuta all’abitudine a reagire rapidamente senza riflettere.
Questi effetti non si limitano ai singoli, ma influenzano anche il lavoro di squadra. In un gruppo, il “Brain Rot” può manifestarsi come mancanza di creatività, difficoltà a risolvere problemi complessi o incapacità di mantenere l’attenzione su obiettivi condivisi.
Strategie per Contrastare il Fenomeno
Come possiamo affrontare questa sfida, sia a livello personale che collettivo? Ecco alcune strategie utili:
1.Promuovere un Uso Consapevole del Digitale Si può lavorare per sensibilizzare i partecipanti a un’attività sull’importanza di bilanciare il tempo online con attività che stimolino il pensiero critico e la creatività. È utile proporre momenti offline dedicati alla riflessione e al confronto diretto.
2.Valorizzare Contenuti di Qualità Una soluzione pratica è incoraggiare la ricerca di contenuti digitali che arricchiscano, piuttosto che saturare la mente con materiale superficiale.
3.Incoraggiare il Lavoro Collaborativo La condivisione di obiettivi significativi è un antidoto naturale al “Brain Rot”. Creare un ambiente in cui le persone possano confrontarsi su idee e lavorare insieme per un fine comune aiuta a mantenere il focus su ciò che conta davvero.
4.Fornire Spazi di “Disconnessione” Nei gruppi, è importante incoraggiare momenti di pausa dalla tecnologia, promuovendo la riflessione personale lontano dagli schermi, magari con attività che favoriscano la connessione con la natura.
5.Utilizzare la Tecnologia in Modo Intenzionale La tecnologia non è nemica: tutto dipende da come viene utilizzata. Strumenti come forum di discussione, piattaforme per il brainstorming o applicazioni per la gestione di progetti possono essere alleati preziosi se usati in modo mirato.
Una Lezione di Consapevolezza
La scelta di “Brain Rot” come parola dell’anno ci invita a riflettere non solo sul modo in cui viviamo il nostro tempo digitale, ma anche sulle ripercussioni che questo ha sulla nostra capacità di pensare, apprendere e collaborare.
Non si tratta di demonizzare il web, ma di imparare a utilizzarlo come strumento, senza diventarne vittime.
Il messaggio è chiaro: dobbiamo essere custodi della nostra attenzione e della nostra energia mentale. Solo così possiamo costruire comunità più resilienti e significative, capaci di affrontare le sfide del presente senza perdere la connessione con ciò che conta davvero.