
In questo periodo di maggio, ogni anno, veniamo bersagliati da e-mail, volantini, spot in TV o sui social network, lettere e messaggi sui cellulari con la pubblicità di tantissime associazioni che chiedono di destinare loro il 5×1000.
Destreggiarsi in questo mare di proposte non è sempre facile e, a volte, si sceglie senza aver ben chiaro quanto venga erogato e come venga calcolato, distribuito e, poi, gestito dagli enti stessi.
Facciamo un po’ di chiarezza.
Innanzitutto vediamo di definire come si calcola questo 5X1000 e tutti i passaggi che fanno sì che la donazione arrivi all’ente scelto dal cittadino.
Il 5×1000 è la quota dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) che ogni cittadino può devolvere a determinati enti, quindi lo 0,5% di tale imposta.
Questa quota è proporzionale e quindi più alto è il reddito per il calcolo dell’Irpef maggiore sarà la fetta destinata. Inoltre l’Irpef è richiesta ai contribuenti in misura crescente all’aumentare del reddito dichiarato con una suddivisione a scaglioni.
Il 5×1000 è stato introdotto con la finanziaria relativa al 2006 e poi confermato dalle successive leggi finanziarie.
La struttura di questa donazione collegata all’Irpef del contribuente è stata ribadita e normata nella sua ultima versione con il decreto legislativo 111/2017 nell’ambito della Riforma del Terzo Settore, con successive modifiche normate dal DPCM del 23 luglio 2020.
Ho parlato in un recente articolo della Riforma del Terzo Settore (lo trovi al link: https://spiccailvolo.it/riforma-del-terzo-settore-e-runts/ ), che ha toccato anche la parte relativa alla destinazione del 5×1000, stabilendo i criteri per devolvere agli enti non profit iscritti presso l’elenco dei beneficiari tenuto dall’Agenzia delle Entrate e alle iniziative sociali dei Comuni.
I destinatari del 5×1000 sono enti o associazioni che operano in una delle seguenti categorie generali:
– Enti del terzo settore iscritti al Runts (Registro Unico del Terzo Settore)
Dal 2023, la mancanza di iscrizione al Runts impedisce a un ente operante nel Terzo Settore di ottenere l’erogazione del 5×1000
– Ricerca scientifica e universitaria
potendo devolvere a enti di istruzione e ricerca
– Ricerca sanitaria
con donazioni a Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico o a enti e istituzioni che svolgono attività di ricerca sanitaria con orientamento traslazionale.
– Associazioni sportive dilettantistiche
vale a dire tutte le associazioni sportive non professionistiche con riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI, affiliazione a una Federazione sportiva o a un ente sportivo nazionale o a una disciplina, che svolgono attività di avviamento sportivo per minori, anziani over 60 o persone svantaggiate
– Attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici
– Enti gestori delle aree protette
A questi si aggiungono come possibili destinatari del 5×1000 anche gli enti pubblici, come da seguente elenco:
– Comuni
– Istituti universitari e di ricerca
– Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico e altri istituti sanitari pubblici con finalità di ricerca ad orientamento traslazionale
– Istituti controllati dal MIBACT (Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo) e dotati di autonomia speciale.
Ogni settore tra quelli indicati sopra ha un proprio registro e un Ministero di competenza.
Quindi, per accedere a questi fondi, gli enti devono presentare la documentazione richiesta e iscriversi a seconda dell’ambito finanziato dal 5 per mille a cui fanno riferimento.
Per esempio, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per Enti del Terzo settore iscritti nel registro unico nazionale del Terzo Settore (prima del 2023 si presentava all’Agenzia delle Entrate) oppure il Ministero della Salute per la Ricerca sanitaria o ancora al Ministero degli Interni per le Attività sociali svolte dai Comuni.
In sostanza il 5×1000 non è una vera e propria donazione in quanto non è una cifra che il cittadino decide di devolvere in più ma una scelta che il contribuente fa decidendo a quale ente dare una parte di una tassa (Irpef) che è comunque tenuto a pagare.
Infatti se una persona non indica sulla propria Dichiarazione dei Redditi il codice fiscale di un ente particolare, la quota del 5×1000 viene incassata totalmente dallo Stato unitamente al resto.
Questo per spiegare perché molte pubblicità di Enti che chiedono di devolvere il 5×1000, giustamente insistono sul fatto che a te come donatore non costa nulla: quella cifra (Irpef) la versi comunque ma se indichi un’associazione specifica, una parte (il 5×1000 appunto) andrà all’Ente indicato.
E’ una facoltà che il contribuente ha e non un obbligo.
Ma come viene assegnato il 5×1000 a un ente?
Compilando la Dichiarazione dei Redditi, se il contribuente firma nel riquadro corrispondente, il 5×1000 viene distribuito tra tutti gli enti aventi diritto.
Chi vuole invece attribuire la sua quota a un ente specifico, dovrà riportare il Codice Fiscale di quell’ente nell’apposito riquadro presente sulla modulistica.
Per chi vuole devolvere il proprio 5×1000 a favore delle attività sociali dei Comuni, è sufficiente firmare nel quadro relativo e la somma viene automaticamente attribuita al Comune di residenza del contribuente.
Alcuni dati sul 5×1000
Guardando gli ultimi dati disponibili, si può riscontrare come all’incirca un terzo dei cittadini esprima la scelta del 5×1000 sulla propria dichiarazione.
Considerando che una fetta di popolazione non ha redditi sufficienti affinché sia loro richiesto l’Irpef (chi dichiara un reddito inferiore ai 8.174 euro annui) e quindi non può devolvere il 5×1000, rimane ancora una percentuale importante di persone che non esprimono una scelta e che i vari enti cercano di sensibilizzare ogni anno.
Un dato molto importante da considerare è il fatto che l’amministrazione finanziaria non permette di comunicare al ricevente i dati del contribuente che ha scelto di devolvergli il 5×1000: questo significa che l’ente riceverà una cifra finale frutto della soma delle singole scelte a suo favore ma senza un diretto contatto con il contribuente.
In sostanza, l’associazione XYZ sa che per il 5×1000 relativo alle dichiarazioni del 2022 le verrà riconosciuto un certo importo, ma non sa chi l’ha voluta premiare; questo elemento, pur garantendo l’anonimato, rende più difficoltoso alle associazioni indirizzare al meglio le campagne di sensibilizzazione verso chi ha già dimostrato interesse nel loro campo.
Altro dato interessante da considerare è relativo a come viene distribuito l’ammontare totale sugli enti beneficiari: i primi dieci beneficiari (su più di 70.000) come ammontare di 5×1000 assegnato, raccolgono circa il 25% del totale annuo devoluto.
Il 5×1000 costituisce quindi una entrata importante per i soggetti beneficiari che annualmente possono così sviluppare i propri progetti utilizzando le somme ricevute a tale scopo.
Tutti i fondi raccolti devono essere rendicontati entro un anno dalla ricezione e in modo chiaro e dettagliato ogni ente deve dimostrare come gli importi siano stati impiegati, inviando copia della rendicontazione all’Amministrazione erogatrice e pubblicandola su proprio sito internet in un’ottica di completa trasparenza.
Per conoscere l’importo assegnato a ciascun soggetto beneficiario, è possibile consultare le liste pubblicate annualmente dall’Agenzia delle Entrate.
Ma ci sono anche l’ 8×1000 e il 2×1000 !
Il 5×1000 non va confuso con altre misure fiscali che il contribuente può decidere di devolvere e che sono
l’ 8×1000 e il 2×1000.
L’imposta di riferimento per il calcolo di questi importi è sempre l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) ma diversi sono i beneficiari rispetto al 5×1000.
Con l’erogazione dell’8×1000 viene dato un contributo, oltre alla possibile scelta per lo Stato, alle Chiese di culto, confessioni e credo religiosi che hanno firmato un protocollo d’intesa con lo Stato italiano.
Le confessioni religiose ammesse che possono beneficiare di tali fondi sono già indicate sulla Dichiarazione dei Redditi e per effettuare la scelta è sufficiente apporre una firma nel riquadro corrispondente alla propria scelta.
Generalmente, una percentuale di cittadini compresa tra il 40 e il 45% effettua annualmente la scelta per destinare il proprio 8×1000.
È importante sapere che se non viene effettuata nessuna scelta, la relativa quota dell’8×1000 viene ripartita tra Stato e gli enti religiosi che sono presenti in elenco in base alle scelte delle altre persone che invece l’hanno espressa.
In sostanza, se tra il totale delle scelte espresse, le proporzioni sono del 30% allo Stato, 40% a un ente religioso, 12% a un altro ente religioso, il 5% a un terzo e così via, fino alla composizione del 100% delle scelte effettuate, anche l’8×1000 totale tra chi non ha espresso una scelta con la propria firma verrà comunque attribuito rispettando le stesse percentuali.
Le finalità con le quali vengono utilizzati i fondi dell’8×1000, se attribuiti allo Stato vengono ripartiti tra 5 settori di intervento possibili:
– fame nel mondo
– calamità naturali
– assistenza ai rifugiati ed ai minori stranieri non accompagnati
– conservazione dei beni culturali
– ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica
Se invece la scelta ricade su un ente religioso, i fondi ricevuti possono essere utilizzati per scopi differenti che variano a seconda dello specifico ente. Gli enti religiosi presenti nella lista già precompilata sulla Dichiarazione dei Redditi sono stati dichiarati ammissibili e inseribili nell’elenco dei possibili soggetti riceventi con una legge differente per ognuno, nella quale sono state fissate le destinazioni ammissibili dei fondi dell’ 8×1000.
A questo link trovate tutti i dati relativi all’ammissione di ogni singolo ente religioso:
https://presidenza.governo.it/USRI/confessioni/ottoxmille.html
Indicativamente però, pur con le singole differenze tra un ente religioso e un altro, le finalità riguardano l’ambito sociale e, solo per alcuni enti religiosi, anche per il sostentamento delle funzioni religiose e dei ministri del culto.
Il 2×1000 è invece riservato al sostegno dei partiti politici.
Affinché un partito possibile possa ricevere questo contributo è necessario che si iscriva in un apposito registro tenuto dalla “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici”.
Per essere ammessi come soggetto beneficiario ed essere iscritti in questo registro, i partiti devono certificare a livello statutario che il funzionamento e la gestione dello stesso sia conforme alle regole previste dalla legge (relativamente alle cariche e alle assemblee e alla rendicontazione economico-finanziaria).
La cosa importante da sapere è che le scelte tra queste tre forme di misure fiscali non si escludono tra loro.
Come contribuente posso decidere di indicare un ente che riceverà il mio 5×1000, potrò effettuare una ulteriore scelta per l’8×1000 e un’altra ancora per il 2×1000.
E tutto, come detto prima, senza costi aggiuntivi per il singolo cittadino.
Spicca il volo!
Riccardo